Il meeting Athletissima non tradisce le attese, anzi, regala
una impressionante sfilza di risultati eccellenti. Le due ore di collegamento
internazionale si aprono subito con una grande prestazione, frutto del duello sul
giro di pista fra Kirani James e LaShawn Merritt. Il grenadino, sulla corsia
esterna a quella dello statunitense, spinge forte sul rettilineo opposto all’arrivo,
per poi cedere qualcosa attorno ai 300 metri e tenere meglio del rivale nei
metri conclusivi. Il crono è superlativo, 43.74, in pratica dopo le leggende a
stelle e strisce c’è lui, miglior crono del 2014, e prospettive da record del
mondo in una carriera ancora giovane. Non
che Merritt sia da meno, secondo in un 43.92 che significa soprattutto grande
continuità su una distanza che ormai conosce meglio del suo numero di telefono.
Losanna aveva parecchi motivi per essere seguita, tra questi
l’esordio di Tyson Gay dopo l’anno di purgatorio per il famoso caso di doping,
graziato per aver “collaborato” con l’agenzia antidoping americana. Lo
statunitense, tra i più acerrimi rivali di Usain Bolt negli scorsi anni, si è
presentato sui 100 che quest’anno sono terra incontrastata per il connazionale Justin
Gatlin, altro sprinter dal passato macchiato con il doping, anche se lui
quattro anni di squalifica se li è fatti davvero. Proprio Gatlin azzecca ancora
una gran partenza, il drive è efficace così come il lanciato per piombare sul
traguardo in un eccellente 9.80, una manciata di centesimi dal proprio
personale. Alle sue spalle si fa notare anche Tyson Gay, forse un po’ meno
muscolato rispetto al passato e non straripante nella sua azione di corsa come
nei tempi migliori, ma che si dimostra sulla buona strada, autore di un 9.93 di
enorme valore per un debutto che lascia pensare ad ulteriori passi avanti nel
breve periodo.
Chi delude e non poco è il giamaicano Yohan Blake, se
vogliamo il simbolo delle difficoltà che sta attraversando il movimento di
velocisti dell’isola caraibica. Se Bolt ha annunciato che si affaccerà in pista
solo in 4x100 ai Giochi del Commonwealth di fine luglio, pochi altri suoi connazionali
hanno saputo distinguersi su quegli standard che hanno consegnato alla Giamaica
lo scettro della velocità mondiale. Blake anche stavolta è sembrato più
impegnato a interpretare “The Beast” nel suo siparietto prima della partenza, che
a correre i 200 metri. Davanti a sé aveva il panamense Alonso Edward, un treno in confronto all’argento olimpico di Londra. Blake è apparso poco esaltante in
curva, del tutto evanescente sul lanciato in rettilineo, con un sesto posto ed
un crono finale di 20.48, che significano oltre un secondo in più rispetto a
quanto correva nei tempi migliori, un’eternità. A vincere è proprio Edward in
un eccellente 19.84, appena tre centesimi in più di quel personale che centrò
cinque anni fa a Berlino, nella finale iridata che lo vide argento alle spalle
del primato mondiale di Usain Bolt. Una menzione anche per Christophe Lemaitre,
che torna a mostrare la sua proverbiale progressione sul finale: per lui arriva
un buon 20.11, c’è ancora da lavorare ma il messaggio in chiave Europei è forte
e chiaro.
“Roba da record” è ormai una piacevole consuetudine sulla
pedana dell’alto, dove si fanno trovare addirittura in cinque a competere sulla
quota di 2.40. Bondarenko e Barshim si lasciano andare a qualche errore, Ukhov
è la bella copia del ragazzo dal cuore ferito ed innaffiato di vodka del 2007,
poi c’è il canadese Derek Drouin e l’altro ucraino Protsenko. Proprio quest’ultimo
realizza l’impresa di giornata superandosi a 2.40, ed entrando nel ristretto
club degli aironi. Il connazionale Bondarenko lo imita, gli altri accumulano
errori e si fermano. Così il grande Bohdan prova l’attacco a Sotomayor oltre
quota 2.46, ma non è ancora la serata giusta.
Altro personaggio della serata è stato poi il francese
Philippe Martinot Lagarde, sempre più lanciato a dominare la scena sulle
barriere alte. Lo spilungone transalpino taglia il traguardo con il personale
abbassato a 13.06, seguito dal russo Shubenkov in 13.13. Nei 100 si è poi potuta
apprezzare la trinidegna Michelle Lee Ahye, nuovo fenomeno dello sprint
femminile. Tatuaggi a iosa, calzettoni colorati e treccine, la ragazza ha
personalità da vendere e corre proprio veloce: alla sua prima uscita in Europa
vola e vince in 10.98, mettendosi dietro una grande come Murielle Ahoure,
mentre Blessing Okagbare si sbilancia in partenza ed esce dalla competizione.
Tra gli altri risultati della serata da segnalare le serie
positive di Renaud Lavillenie e Valerie Adams, un’altra sconfitta sui 3000
metri per Genzebe Dibaba, surclassata dalla keniana Mercy Cherono, quindi la
bella affermazione della Ibarguen nel triplo con 14.87. Nel lungo maschile si
mette in evidenza Henderson con 8.31, nel disco il polacco Malachowski
capitalizza l’assenza di Robert Haritng, mentre nel giavellotto Barbora
Spotakova comincia a decollare, trovando un'altra vittoria dopo la maternità. Infine
Ronald Kwemoi, Janus Birech e Eunice Sum portano in alto i colori del Kenya nel
mezzofondo: Kwemoi è il nome nuovo, 19 anni e tanta energia per staccare sui
1500 metri Silas Kiplagat e compagnia, in 3:31.48, Birech è l’uomo del momento
sulle siepi, in corsa fino a 500 metri dalla fine per un crono sotto gli 8
minuti, la Sum è la dominatrice degli 800 metri, per lei un altro primo posto.
Italia? La 4x100 azzurra femminile composta da Jessica Paoletta, Irene Siragusa, Martina Amidei e Audrey Alloh è settima in 44.24, più o meno in linea con quanto fatto vedere nel recente Europeo per Nazioni... c'è ancora da lavorare.
Italia? La 4x100 azzurra femminile composta da Jessica Paoletta, Irene Siragusa, Martina Amidei e Audrey Alloh è settima in 44.24, più o meno in linea con quanto fatto vedere nel recente Europeo per Nazioni... c'è ancora da lavorare.
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