lunedì 2 giugno 2014

DA PRE A MENNEA, E’ SEMPRE DIAMOND LEAGUE

E’ passato ormai qualche giorno, eppure lo step diamantato di Eugene continua a riecheggiare nella mente. Solo proiezioni visive è vero, ma come si fa a non celebrare le gesta degli dei dell’Olimpo in uno dei loro santuari preferiti. L’Hayward Field è sempre una festa, pieno zeppo di appassionati ad ogni riunione di track and field, a maggior ragione se ad andare in scena è il Pre Classic, il meeting che assieme a New York porta negli States le stelle della Diamond League. Tribune assiepate di spettatori, così come lungo il perimetro verdeggiante di quella pista che nella sua storia ha visto esibirsi i migliori atleti di sempre. Dalle lotte in casa durante i Trials americani ai tentativi di record dei migliori al mondo nell’ambito del meeting sostenuto a suon di dollari da uno dei colossi mondiali di abbigliamento sportivo. I campioni lì sembrano quasi assuefatti a dare il massimo, a misurarsi e spingersi al limite come amava fare il più carismatico atleta che visse da quelle parti, Steve Prefontaine. La presenza di Pre è ovunque, ogni angolo attorno allo stadio potrebbe raccontare un aneddoto, una storia del ragazzo con i baffetti che non aveva paura di nulla, sempre all’attacco, senza risparmiarsi mai.


Capita così che in un pomeriggio di gare farcite di campioni provenienti da ogni angolo del pianeta, si sia potuto assistere ad un’esplosione di prestazioni, sfide, duelli che hanno mostrato il profilo migliore della regina atletica, spesso relegata in secondo piano dai media, ma assolutamente affascinante ed attraente quando lo spettacolo assume certi toni.
Emblematica la volata combattuta fin sulla linea di arrivo fra Lashawn Merritt e Kirani James, entrambi sotto il muro dei 44 secondi, quello che contraddistingue l’eccellenza, entrambi appaiati con 43.97. E’ servito il fotofinish per decretare il successo del pupillo di Grenada, una piccola rivincita sullo statunitense dopo la debacle dei Mondiali di Mosca.

Storie di ritorni e di vittorie a dir poco imprevedibili, come il successo in prima corsia della giovane Tori Bowie sui 200 metri, uno strike che ha mandato giù in un sol colpo le varie Okagbare, Felix, Fraser-Pryce, gente con bacheche piene di medaglie. Ritorni, come quello del re leone, David Rudisha, sovrano degli 800 metri, ancora lontano dai tempi migliori, costretto stavolta ad applaudire la corsa contratta ma straordinariamente efficace del giovane Nijel Amos. Il sudanese, che fu il più vicino al re nella cavalcata da record ai Giochi di Londra, dopo un anno di pausa sembra tornato sulla buona strada. 

Giovane Africa, emersa a sorpresa anche grazie allo spunto vincente del 22enne Ayanleh Souleiman, gibutiano oro sui 1500 ai Mondiali indoor di Sopot, capace di entrare nel circolo dei migliori dieci di sempre sul miglio con un formidabile 3:47.32, che manda fuori giri il favorito Asbel Kiprop. La grandezza dello show americano passa anche per il duello sotto i 3:58 sui 1500 metri fra Hellen Obiri e Abeba Aregawi, con la prima a capeggiare un plotone di ben cinque atlete sotto i 4 minuti. Parlando di barriere cronometriche, una grossa la butta giù lo statunitense Galen Rupp, faccia da eterno ragazzino, faticatore senza sosta del mezzofondo. Sotto lo sguardo e gli incitamenti del coach Alberto Salazar, Rupp ha frantumato il record nordamericano sui 10000 metri, chiudendo in 26:44.36, crono che lo colloca al primo posto tra i bianchi nelle liste all-time.


Poi i francesi con il solito Lavillenie nell'asta ed il mattatore Martinot-Lagarde sulle barriere alte, il ritorno sopra i 2 metri di sua altezza Anna Chicherova, ed il prestigioso 17.66 di un esuberante Will Claye nel triplo. Quindi sui 100 sferzati da forti folate alle spalle (+2.7), festeggia Justin Gatlin con un 9.76 che lo riporta indietro a prima della lunga squalifica per doping, quando si contendeva con i migliori medaglie e primati mondiali. 

Proprio Gatlin sarà tra i nomi di punta del prossimo Golden Gala Pietro Mennea di giovedì 5 giugno che, orfano di Usain Bolt, potrebbe regalare al redento americano  un altro successo sui 100 metri, dopo quello dello scorso anno ai danni proprio di Bolt. Ma la gara più attesa allo Stadio Olimpico sarà il salto in alto maschile, che vedrà in pedana tutti i migliori al mondo, per una gara che, sulla carta, potrebbe riservare una misura “over 2.40”. Dalla figura di Pre a Eugene a quella di Mennea a Roma, due tappe di Diamond League per dare il meglio in pista nel segno delle grandi leggende dell’atletica, buon divertimento!       

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