Ormai ci siamo, pochi giorni ancora ed eccoci al primo
Campionato Mondiale di Staffette. La cornice è quella tropicale delle Bahamas, a
Nassau, palcoscenico per una due giorni (24-25 maggio) che si preannuncia ad
alto tasso di spettacolarità. Le prove classiche su 4x100 e 4x400 saranno
affiancate da 4x200, 4x800 e 4x1500, per
dar modo anche ai mezzofondisti di prender parte all’evento, che radunerà non
meno di 500 atleti provenienti da ogni angolo del pianeta.
Premesse significative, nonostante
l’assenza di qualche nome di grosso calibro, primo tra tutti Usain Bolt. Il
giamaicano avrebbe dovuto essere l’uomo immagine per la rassegna caraibica,
invece si troverà ad incitare i propri compagni davanti alla tv, ancora alle
prese con il recupero post-infortunio al piede, che lo terrà impegnato per
qualche altra settimana. Pazienza, l’assenza del giamaicano si sente,
soprattutto in termini promozionali, ma non oscura il fascino di una rassegna
destinata a trovare un suo spazio nelle ricorrenze dell’atletica mondiale.
Stati Uniti, Giamaica, Kenya, tanto per citare alcune delle super potenze in
campo hanno i numeri per divertirsi e far divertire, perché di campioni nelle
loro file ne hanno a mucchi, giovani o meno che siano.
E l’Italia? Ce ne sarà poca, un pizzico, perché di 10
squadre possibili ne sarà presente solo una, la 4x400 femminile, per la quale
sono state convocate Libania Grenot, Chiara Bazzoni, Elena Bonfanti, Maria Enrica
Spacca, e la junior Ylenia Vitale. Una comparsata azzurra, in contro tendenza rispetto
ad altre nazioni europee come Spagna o Gran Bretagna che presenteranno
quartetti in diverse gare. Perché la
scelta di ridurre al minimo la partecipazione dei nostri? Per una serie di
ragioni ufficiali. Condizione non al top dei nostri atleti, impegni contemporanei come la Coppa Campioni per Club, il più eclatante corto-circuito di
programmazione dei calendari tra IAAF e Federazione europea, senza tralasciare eventuali motivi
tecnici in una stagione che presenterà il conto a Zurigo, attorno a Ferragosto.
Lì, a metà mandato della gestione Giomi, sarà il banco di prova più importante per la squadra italiana, che al
momento deve fare i conti con parecchia gente tra infermeria e ritardo di
preparazione.
Ma appuntamenti del genere non
potrebbero tornare utili come palestra per i giovani, per fargli vivere un
grande evento e svezzarli in un contesto internazionale? Domanda a cui si
potrebbe rispondere appellandosi a motivazioni di programmazione tecnica o alle solite ristrettezze
economiche, da cui la necessità di selezionare
gli appuntamenti, che quest’anno tra l'altro prevedono anche una dispendiosa spedizione ai
Mondiali Juniores di Eugene. Solo supposizioni, e nulla più. Rimane la micro spedizione
azzurra per la prima edizione di un campionato iridato che si spera possa
decollare negli anni a venire, magari evitando scomode sovrapposizioni di
calendario. Buon divertimento e testimone saldo in mano.
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