giovedì 3 luglio 2014

LOSANNA DA CAMPIONI... E TORNA TYSON GAY

Il meeting Athletissima non tradisce le attese, anzi, regala una impressionante sfilza di risultati eccellenti. Le due ore di collegamento internazionale si aprono subito con una grande prestazione, frutto del duello sul giro di pista fra Kirani James e LaShawn Merritt. Il grenadino, sulla corsia esterna a quella dello statunitense, spinge forte sul rettilineo opposto all’arrivo, per poi cedere qualcosa attorno ai 300 metri e tenere meglio del rivale nei metri conclusivi. Il crono è superlativo, 43.74, in pratica dopo le leggende a stelle e strisce c’è lui, miglior crono del 2014, e prospettive da record del mondo in una carriera ancora giovane.  Non che Merritt sia da meno, secondo in un 43.92 che significa soprattutto grande continuità su una distanza che ormai conosce meglio del suo numero di telefono.


Losanna aveva parecchi motivi per essere seguita, tra questi l’esordio di Tyson Gay dopo l’anno di purgatorio per il famoso caso di doping, graziato per aver “collaborato” con l’agenzia antidoping americana. Lo statunitense, tra i più acerrimi rivali di Usain Bolt negli scorsi anni, si è presentato sui 100 che quest’anno sono terra incontrastata per il connazionale Justin Gatlin, altro sprinter dal passato macchiato con il doping, anche se lui quattro anni di squalifica se li è fatti davvero. Proprio Gatlin azzecca ancora una gran partenza, il drive è efficace così come il lanciato per piombare sul traguardo in un eccellente 9.80, una manciata di centesimi dal proprio personale. Alle sue spalle si fa notare anche Tyson Gay, forse un po’ meno muscolato rispetto al passato e non straripante nella sua azione di corsa come nei tempi migliori, ma che si dimostra sulla buona strada, autore di un 9.93 di enorme valore per un debutto che lascia pensare ad ulteriori passi avanti nel breve periodo.

Chi delude e non poco è il giamaicano Yohan Blake, se vogliamo il simbolo delle difficoltà che sta attraversando il movimento di velocisti dell’isola caraibica. Se Bolt ha annunciato che si affaccerà in pista solo in 4x100 ai Giochi del Commonwealth di fine luglio, pochi altri suoi connazionali hanno saputo distinguersi su quegli standard che hanno consegnato alla Giamaica lo scettro della velocità mondiale. Blake anche stavolta è sembrato più impegnato a interpretare “The Beast” nel suo siparietto prima della partenza, che a correre i 200 metri. Davanti a sé aveva il panamense Alonso Edward, un treno in confronto all’argento olimpico di Londra. Blake è apparso poco esaltante in curva, del tutto evanescente sul lanciato in rettilineo, con un sesto posto ed un crono finale di 20.48, che significano oltre un secondo in più rispetto a quanto correva nei tempi migliori, un’eternità. A vincere è proprio Edward in un eccellente 19.84, appena tre centesimi in più di quel personale che centrò cinque anni fa a Berlino, nella finale iridata che lo vide argento alle spalle del primato mondiale di Usain Bolt. Una menzione anche per Christophe Lemaitre, che torna a mostrare la sua proverbiale progressione sul finale: per lui arriva un buon 20.11, c’è ancora da lavorare ma il messaggio in chiave Europei è forte e chiaro.

“Roba da record” è ormai una piacevole consuetudine sulla pedana dell’alto, dove si fanno trovare addirittura in cinque a competere sulla quota di 2.40. Bondarenko e Barshim si lasciano andare a qualche errore, Ukhov è la bella copia del ragazzo dal cuore ferito ed innaffiato di vodka del 2007, poi c’è il canadese Derek Drouin e l’altro ucraino Protsenko. Proprio quest’ultimo realizza l’impresa di giornata superandosi a 2.40, ed entrando nel ristretto club degli aironi. Il connazionale Bondarenko lo imita, gli altri accumulano errori e si fermano. Così il grande Bohdan prova l’attacco a Sotomayor oltre quota 2.46, ma non è ancora la serata giusta.

Altro personaggio della serata è stato poi il francese Philippe Martinot Lagarde, sempre più lanciato a dominare la scena sulle barriere alte. Lo spilungone transalpino taglia il traguardo con il personale abbassato a 13.06, seguito dal russo Shubenkov in 13.13. Nei 100 si è poi potuta apprezzare la trinidegna Michelle Lee Ahye, nuovo fenomeno dello sprint femminile. Tatuaggi a iosa, calzettoni colorati e treccine, la ragazza ha personalità da vendere e corre proprio veloce: alla sua prima uscita in Europa vola e vince in 10.98, mettendosi dietro una grande come Murielle Ahoure, mentre Blessing Okagbare si sbilancia in partenza ed esce dalla competizione.


Tra gli altri risultati della serata da segnalare le serie positive di Renaud Lavillenie e Valerie Adams, un’altra sconfitta sui 3000 metri per Genzebe Dibaba, surclassata dalla keniana Mercy Cherono, quindi la bella affermazione della Ibarguen nel triplo con 14.87. Nel lungo maschile si mette in evidenza Henderson con 8.31, nel disco il polacco Malachowski capitalizza l’assenza di Robert Haritng, mentre nel giavellotto Barbora Spotakova comincia a decollare, trovando un'altra vittoria dopo la maternità. Infine Ronald Kwemoi, Janus Birech e Eunice Sum portano in alto i colori del Kenya nel mezzofondo: Kwemoi è il nome nuovo, 19 anni e tanta energia per staccare sui 1500 metri Silas Kiplagat e compagnia, in 3:31.48, Birech è l’uomo del momento sulle siepi, in corsa fino a 500 metri dalla fine per un crono sotto gli 8 minuti, la Sum è la dominatrice degli 800 metri, per lei un altro primo posto.

Italia? La 4x100 azzurra femminile composta da Jessica Paoletta, Irene Siragusa, Martina Amidei e Audrey Alloh è settima in 44.24, più o meno in linea con quanto fatto vedere nel recente Europeo per Nazioni... c'è ancora da lavorare.

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