giovedì 30 gennaio 2014

UNA PARTENZA AL COPERTO

Il mese di gennaio sta volgendo al termine, e con esso la prima parte di una stagione indoor che, almeno in Italia, sembra godere di una maggiore vivacità rispetto al passato. Al di là dei risultati tecnici, generalmente in linea con quelli degli scorsi anni, la vera peculiarità di questo primo mese di atletica italiana sotto il tetto è stata l’inaugurazione di diversi impianti indoor nella Penisola.

Padova, Genova e Formia, sono le tre sedi al coperto che in poche settimane si sono materializzate per rinfoltire il calendario gare nazionale di un’attività invernale in pista che era già decantata dall'immenso Giorgio Oberwerger, in un articolo apparso sulla rivista federale “Atletica” nel lontano 1968. In quell’epoca l’atletica indoor veniva vista come un qualcosa di nuovo, positivo e determinante fattore per consentire agli atleti allenamenti adeguati anche nei periodi freddi ed umidi, in special modo per quelle discipline inconciliabili con il freddo e le cattive condizioni climatiche, per le quali con i palazzetti si sarebbe potuto gareggiare anche in pieno inverno. “Il capannone triplica la resa del campo di atletica. Sono necessari impianti speciali che possano permettere la continuità dell’allenamento e della specializzazione e consentano così di non perdere nulla del lungo tempo indispensabile per progredire”. Così scriveva Oberwerger, che da atleta si era distinto nel lancio del disco, vincendo anche un bronzo olimpico a Berlino nel 1936, e che ormai dirigente, intravedeva negli impianti coperti annessi alle tradizionali piste outdoor perfino un mezzo per elevare gli interessi economici attorno all’atletica. Gli esempi dell’epoca erano quelli dei capannoni coperti a ridosso degli impianti FIAT a Torino, per arrivare fino al rettilineo coperto delle Tre Fontane a Roma (quest’ultimo, utilissimo per decenni in inverno e nelle giornate piovose per tanti atleti romani, adesso è solo un ricordo).

Da quegli anni, l’atletica indoor è divenuta un’abitudine invernale, oggi ci sono Campionati Europei e Mondiali che si rincorrono, meeting internazionali e un discreto numero di campioni che preferisce una doppia finalizzazione annuale alla classica preparazione per gli appuntamenti estivi. Anche in Italia la pratica è cresciuta, le gare ci sono, peccato che gli impianti nel tempo siano rimasti più o meno quelli, anzi, in certi periodi siano anche diminuiti, come quando venne chiuso il Palazzetto dello sport di Milano dopo la famosa nevicata del 1985.

Pochi anni fa, nel 2009, fu un vanto per l’atletica italiana la perfetta organizzazione degli Europei indoor al Pala Oval di Torino, evento da cui arrivarono medaglie e nuove prospettive per ossigenare l’attività indoor, risvegliando l’interesse per la realizzazione di impianti coperti polivalenti, che potessero ospitare anche l’atletica leggera. Peccato che proprio il bel palazzetto di Torino, nato con le Olimpiadi invernali del 2006, sia stato poi privato della sua valenza sportiva per essere destinato ad attività fieristiche e congressuali.
Comunque, proprio da quell’appuntamento internazionale si è cominciato a pensare di più, catalizzando l’attenzione anche dei non addetti ai lavori, su come valorizzare l’atletica indoor, sviluppando soluzioni funzionali e non eccessivamente dispendiose per ottimizzare strutture esistenti o realizzarne di nuove. Negli ultimi anni il Banca Marche Palas di Ancona ha conquistato il ruolo incontrastato di palcoscenico dell’atletica coperta italiana, un movimento che, alla luce delle nuove piste a disposizione, sembra avviato  ad una crescita almeno in termini numerici.


Un segnale confortante, anche se di problemi sul piatto ne rimangono parecchi, a cominciare dalla distribuzione degli impianti indoor, prevalentemente concentrati nel Nord Italia, per poi proseguire con l’assenza di un anello coperto a Roma, che fungerebbe di appoggio anche alle regioni meridionali, oltre modo penalizzate dalla cronica mancanza di strutture adatte. Carenze significative, che speriamo possano essere colmate nei prossimi anni, nonostante i tempi di crisi economica e le difficoltà di ordine burocratico da superare. Ma per ora non rimane che godersi una stagione indoor che sta entrando nel vivo, indirizzata verso i Mondiali di Sopot in Polonia, e con qualche impianto in più da riempire per veder correre i nostri atleti.   

Nessun commento:

Posta un commento