venerdì 9 maggio 2014

DOHA, BRILLA L’ATLETICA

Parte bene la Diamond League, forse meglio di quanto mai abbia fatto nella sua breve storia. A Doha si è visto uno spettacolo esaltante, in uno stadio che per la prima volta è risultato quasi del tutto gremito, con sceicchi seduti al fianco dei grandi dirigenti dell’atletica mondiale. Dettagli? Niente affatto, se si considera l’impegno, anche economico, con cui stanno crescendo atleticamente alcune nazioni del mondo. Come il Qatar appunto, protagonista nella gara più qualitativa dell’intera serata, il salto in alto maschile. Lì saltava Mutaz Essa Barshim, pupillo di casa e artefice di quello scontro tra titani che ha visto alcuni tra i migliori al mondo, airone Bondarenko escluso, librarsi a quote proibitorie per i normali esseri umani. Il boato del pubblico si fa sentire quando Barshim vola oltre i 2.37, come i nordamericani Derek Drouin, canadese, e Erik Kynard, statunitense, in tre capaci di duellare lì dove l’aria comincia a farsi rarefatta. I 2.39 sembravano la misura decisiva per la vittoria, fino a quando entra in scena Ivan “il Terribile” Ukhov. Il russo, sornione fino a quel momento, spariglia la situazione, chiedendo la misura di 2.41. Primo tentativo, rincorsa, salto reattivo, l’asticella rimane su, è il salto che vale il successo, che lo porta ad eguagliare il record russo di Igor Paklin, e che lo colloca sul trono mondiale della specialità. Il trio alle sue spalle rimane a 2.37, scusate se è poco, mentre l’unico azzurro nel meeting, Marco Fassinotti, è sesto con 2.24.

Una sorpresa a Doha? Di certo quella venuta fuori dai 3000 femminili, che hanno fatto registrare l’inaspettato naufragio di Genzebe Dibaba. La primatista mondiale al coperto, in testa dall’inizio, aveva impostato un ritmo di 68 secondi a giro, con l’obiettivo di sfinire le avversarie. Una strategia che alla fine non ha pagato, perché a 300 metri dall’arrivo, la Dibaba si è incredibilmente imballata, finendo distante e solo spettatrice, in sesta posizione, della vittoria keniana di Hellen Obiri, lei sì strepitosa con il record africano all'aperto portato a 8:20.68, davanti alle connazionali Mercy Cherono, Kipyegon e Kibiwot. Errore di valutazione o condizione di forma non ancora al top per la Dibaba? Probabilmente entrambe.

E invece il Kenya… I colori keniani hanno caratterizzato il mezzofondo: sui 1500 metri, un reattivo Asbel Kiprop ha dominato la scena chiudendo sotto i 3:30 (3:29.18) come il connazionale Silas Kiplagat, secondo in 3:29.70. Tanto Kenya a tutta birra anche sui 3000 siepi con Ezekiel Kemboi a trainare al traguardo un trenino di ben 8 connazionali, così come sugli 800 femminili con il successo di Eunice Sum. A sventolare la bandiera dei rivali etiopi alla fine è rimasto il solo Mohamed Aman sugli 800 metri, bravo ad anticipare in volata il  virgulto del Botswana, Nijel Amos, argento olimpico a Londra alle spalle di Rudisha, rientrato alle gare dopo un anno sabbatico.

Velocità controllata: Assente Bolt, lo sprint ha vissuto delle volate tutt’altro che irresistibili dei connazionali Nickel Ashmeade (20.13) sui 200, davanti a Warren Weir, secondo e parso ancora lontano dalla migliore condizione, e di Shelly Ann Fraser-Pryce sui 100 (11.13), abile ad evitare il rientro veemente della nigeriana Blessing Okagbare. Di maggiore spessore tecnico è stato invece il successo di Lashawn Merritt sui 400 metri, con un 44.44 che tiene a debita distanza il saudita Masrahi (44.77) e il ceco Pavel Maslak, che fa segnare addirittura il record nazionale con 44.79.

Ostacoli, altra sorpresa: Tra le barriere il 13.23 di David Oliver sui 110 ostacoli è appesantito dal vento contrario e da una partenza non proprio efficace, mentre sui 400 ostacoli femminili, la sorpresa è Kemi Adekoya, classe 1993, nigeriana passata da quest’anno al Bahrein, prima con 54.59, primato personale demolito e record nazionale, davanti ad atlete del calibro di Kaliese Spencer e Lashinda Demus.    

E i concorsi? Quasi del tutto ignorati dalla regia internazionale, a parte l’alto maschile (ci mancherebbe!), non hanno riservato risultati eccelsi: il greco Tsatoumas va di poco oltre gli 8 metri nel lungo, la colombiana Ibarguen non fa meglio di 14.43 nel triplo. Parte bene la Adams nel peso con 20.20, come il polacco Malachowski nel disco, vincitore indiscusso con 66.72. Nell’asta si impone la greca Kyriakopoulou con 4.63, nel giavellotto la Ratej scaglia l’attrezzo a 65.48.

La diretta: ha funzionato infine il primo esperimento su Fox Sports 2 HD, canale del pacchetto SKY. La coppia Nicola Roggero e Stefano Baldini è piaciuta, telecronaca sciolta e competente che ha accompagnato al meglio la diretta di due ore in alta definizione. Tutta la Diamond League (ad eccezione del Golden Gala) quest’anno la vedremo così.

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