La stagione indoor è entrata nel
vivo, ad un mese dai Mondiali di Sopot, e con una positiva edizione di
Campionati Italiani Juniores e Promesse messa alle spalle. Le due giornate di
Ancona sono piaciute, alimentando di ottimismo questo inizio di anno
altalenante per l’atletica italiana. Le boccate di ossigeno per l’apertura di diversi
impianti al coperto si sono infatti alternate con le notizie poco confortanti riguardanti
alcune nostre punte di diamante, in primis le medaglie continentali indoor del
2013, Michael Tumi, Daniele Greco recentemente infortunatosi e, perché no, la
stessa Veronica Borsi, altra grande assente in questa stagione in sala.
In attesa che torni in pedana
Andrew Howe, per il quale non è dato sapere ancora nulla circa il suo eventuale
esordio, al Banca Marche Palas le cose migliori sono arrivate dai concorsi, dove
il futuro della nostra atletica sembra nel complesso più roseo rispetto alle gare
di corsa. Le doppiette di Dariya Derkach e Ottavia Cestonaro, la continuità di
Sonia Malavisi e l’autorevolezza di Alessia Trost nell’alto, sia pur inchiodata
per l’occasione a quota 1.90, rappresentano le speranze tangibili di un
movimento che cerca di venir fuori da un torpore lungo ormai troppi anni.
A
voler però trovare una faccia da copertina per la due giorni di gare ad Ancona,
la scelta non può che ricadere sulla junior Erika Furlani, anche lei, come la
Trost, saltatrice in alto dalle grandi prospettive. Vice campionessa mondiale
allieve lo scorso anno, la laziale originaria dei Castelli Romani, con un
passato recente alla Studentesca Ca.Ri.Ri. e da questa stagione in forza al Cus
Pisa Atletica Cascina, sembra aver assorbito al meglio l’ingresso nella
categoria juniores, proseguendo senza intoppi il suo percorso di crescita in
pedana.
A dire il vero, sarebbe più corretto parlare di pedane, al plurale,
perché Erika non disdegna qualche occasionale apparizione nel lungo, dove riesce
ad ottenere risultati buoni, magari non eccelsi come nell’alto, ma comunque
significativi. Il record personale di 5.84 ottenuto qualche settimana fa la
dice lunga sulla reattività di un’atleta nata per saltare. Lunghe leve, una
coordinazione aiutata probabilmente anche dalla sua altra grande passione d’infanzia,
la danza, e poi una tecnica che si perfeziona ad ogni gara.
La bella foto
scattata di profilo da Giancarlo Colombo nel momento del valicamento dell’asticella
e pubblicata sul sito Fidal dopo il suo trionfo tricolore è emblematica, un
passaggio virtuale all’atletica vera, quella che da ora in poi richiederà rinnovate
energie per migliorarsi e resistere ai sacrifici ed alle difficoltà di uno
sport che paga solo con l’impegno. Fondamentale in questo percorso sarà il
contributo del suo papà-allenatore, Marcello Furlani, saltatore da 2.27 negli
anni Ottanta, e l’appoggio morale di mamma Khaty, origini senegalesi e passato
da velocista.
Per il momento i numeri sono tutti con Erika: aver superato quota
1.86 (con la sensazione che sia maturo anche l’1.88) la colloca tra le migliori
sei junior italiane di sempre, mentre a livello mondiale è la seconda under 20 del
2014, dietro la sola ucraina Iryna Herashchenko, al vertice con 1.92. Ottimi
presupposti in vista dell’appuntamento più importante della stagione, i
Mondiali juniores all’aperto di Eugene la prossima estate, per i quali Erika ha
già in tasca il minimo di partecipazione. Per il resto si vedrà.
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