Faccia simpatica, sguardo luminoso, una ragazza statunitense
come tante, di quelle che si vedono sedute al tavolo di un fast food o a
passeggio con gli amici al college. Certo, una come le altre, fino a quando non
capita di vederla entrare in pista. Non serve la cabina di Clark Kent, le basta
indossare un paio di scarpette chiodate per dimostrare i suoi superpoteri.
Si chiama Mary, stesso nome di battesimo della leggenda del mezzofondo a stelle e strisce, la Decker, colei che a metà anni ’80 si ritagliò a suon di record un proprio spazio nell’eccellenza del track & field americano. Storica la sua sfilza di primati dai 1500 ai 10.000, memorabile l’incidente che la risucchiò fuori dalla sua grande finale nelle Olimpiadi di Los Angeles 1984. La Decker rimase nel cuore dei suoi connazionali anche per quella cocente delusione, un po’ come il mito Prefontaine, campioni rimasti incompiuti eppure emblematici per classe e talento. Oggi il passato del mezzofondo americano è sferzato dal vento fresco di una 17enne senza paura, Mary Cain, una delle promesse più concrete dell’atletica mondiale, divoratrice di avversarie e record, tanto da risultare spesso imbarazzante il divario tecnico con le proprie pari età. Da questo inverno poi è entrata stabilmente nella corte dorata di Alberto Salazar, la passione si è ormai tramutata in professione. Un occhio rimane per lo studio, ma Mary adesso punta all’atletica, per realizzare quel sogno intravisto ai Mondiali di Mosca dello scorso agosto, quando chiuse decima in finale sui 1500. Una settimana fa ha conseguito l’ennesimo record, il mondiale juniores sui 1000 metri a Boston, in 2:35.80, strepitosa come e forse di più di quanto fatto vedere nei suoi altri record conseguiti in carriera tra 800 e 5000 metri. C’è da smussare ancora parecchi angoli, parola di Salazar, ma il futuro sorride a questa biondina di New York, “kryptonite” permettendo.
Si chiama Mary, stesso nome di battesimo della leggenda del mezzofondo a stelle e strisce, la Decker, colei che a metà anni ’80 si ritagliò a suon di record un proprio spazio nell’eccellenza del track & field americano. Storica la sua sfilza di primati dai 1500 ai 10.000, memorabile l’incidente che la risucchiò fuori dalla sua grande finale nelle Olimpiadi di Los Angeles 1984. La Decker rimase nel cuore dei suoi connazionali anche per quella cocente delusione, un po’ come il mito Prefontaine, campioni rimasti incompiuti eppure emblematici per classe e talento. Oggi il passato del mezzofondo americano è sferzato dal vento fresco di una 17enne senza paura, Mary Cain, una delle promesse più concrete dell’atletica mondiale, divoratrice di avversarie e record, tanto da risultare spesso imbarazzante il divario tecnico con le proprie pari età. Da questo inverno poi è entrata stabilmente nella corte dorata di Alberto Salazar, la passione si è ormai tramutata in professione. Un occhio rimane per lo studio, ma Mary adesso punta all’atletica, per realizzare quel sogno intravisto ai Mondiali di Mosca dello scorso agosto, quando chiuse decima in finale sui 1500. Una settimana fa ha conseguito l’ennesimo record, il mondiale juniores sui 1000 metri a Boston, in 2:35.80, strepitosa come e forse di più di quanto fatto vedere nei suoi altri record conseguiti in carriera tra 800 e 5000 metri. C’è da smussare ancora parecchi angoli, parola di Salazar, ma il futuro sorride a questa biondina di New York, “kryptonite” permettendo.
PILLOLE INTERNAZIONALI:
Boston, 8 febbraio: Stati Uniti da record mondiale con la
staffetta 4x800 composta da Richard Jones, David Torrence, Duane Solomon e Erik
Sowinski. Il quartetto americano ha chiuso in 7:13.11, togliendo quasi un
secondo al precedente primato. Sui 60 metri Marvin Bracy piazza un buon 6.53,
mentre tra le donne la più veloce è Tianna Bartoletta in 7.17. Gran 3000 metri
per l’etiope Hagos Gebrhiwet il più veloce al mondo quest’anno sulla distanza con
7:34.13. Altro mondiale stagionale lo stabilisce la keniana Sally Kipyego sulle
2 miglia con 9:21.04. Vola infine oltre quota 4.70 la statunitense Jenn Suhr
nell’asta.
Allston (USA), 8 febbraio: il velocista di Trinidad, Lalonde
Gordon, ferma i cronometri a 45.17 sui 400, primato mondiale stagionale.
Albuquerque (USA), 8 febbraio: Ryan Crouser scaglia il peso
a 21.23
Arnstadt (Germania), 8 febbraio: detto del record italiano
eguagliato a 2.33 per Marco Fassinotti, tornato ai livelli migliori, sorprende
la continuità di risultati eccellenti per Ivan Ukhov, oltre 2.40, al pari stavolta
del connazionale Aleksej Dmitrik. Si può parlare di “effetto Bondarenko”?
Gent (Belgio), 9 febbraio: Il ceco Pavel Maslak sfreccia sui
300 metri in 32.15, record nazionale. Nell’asta, la polacca Anna Rogowska
rientra in pedana con la miglior prestazione 2014, superando l’asticella a
4.76.
Sheffield (GBR) Campionati inglesi: lo sprinter James
Dasaolu si conferma in ottima forma, correndo sui 60 metri in 6.50. Si mette in
evidenza Holly Bleasdale nell’asta con 4.73, Asha Philip è veloce sui 60 chiusi
in 7.09. Si esalta la giovane eptatleta Katarina Johnson-Thompson, autrice di
1.96 nell’alto e 6.75 nel lungo.
Pireas (GRE): atterra ben oltre gli 8 metri nel lungo il greco
Louis Tsatoumas, ripresosi da un infortunio.
Aubiere (FRA): torna sui blocchi Christophe Lemaitre, con
6.63 sui 60 metri.
Primati giovanili: occhio alla giovane britannica Morgan
Lake, che a Vaxio in Svezia ha migliorato il record mondiale under 17 nel
pentathlon con 4284 punti. Neanche a farlo apposta il precedente primato era
detenuto proprio da una svedese di lusso, la celebre Carolina Kluft. Il cubano
Lazaro Martinez centra a La Havana il primato mondiale Allievi nel triplo, con
uno strepitoso 17.24.
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