Marco Fassinotti illumina la 45esima edizione dei Campionati
Italiani Assoluti indoor ad Ancona, volando oltre il record italiano nel salto
in alto. Il piemontese ha superato quota 2.34, misura che significa la migliore
prestazione italiana assoluta nella specialità, considerando anche i risultati
all’aperto (record italiano 2.33 di Marcello Benvenuti nel 1989). Una gara
partita da lontano con entrata a 2.15, per poi salire a 2.20 e 2.24. Con il
primo posto in tasca è stata la volta dei 2.28, con un primo tentativo
sbagliato, poi ancora 2.31 alla prima, e quindi il 2.34 saltato alla seconda
prova. Una grande impresa che sembrava da un po’ di tempo a questa parte alla
portata dell’azzurro.
Da un anno di stanza a Birmingham, alla corte di Fuzz
Ahmed, allenatore tra gli altri dell’asso britannico Robbie Grabarz, bronzo
olimpico e campione europeo nel 2012, Marco Fassinotti aveva infatti già
mostrato in altre occasioni, in questo scorcio di stagione al coperto, di
essere migliorato parecchio sia per qualità che per continuità. Tanto che, per
il saltatore in forza all’Aeronautica, cinque dei sei migliori risultati di
carriera sono arrivati nel 2014, tra cui il 2.33 di Arnstadt, misura che aveva
già fatto levare un urlo di gioia per l’ingresso di fatto nel circolo dei
migliori d’Europa, anzi, pardon, del mondo. Con il 2.34 di oggi, Fassinotti si
colloca al quarto posto nella graduatoria mondiale, in compagnia dello
statunitense Eric Kynard e del fenomeno russo Danil Tsyplakov, sopravanzato
solo dai mostri Ivan Ukhov, Aleksey Dmitrik e Mutaz Essa Barshim. Numeri che
confermano la buona riuscita della cura britannica per un atleta completamente
rigenerato, dopo un paio di stagioni in parabola negativa rispetto al
sensazionale 2.29 saltato nel 2011.
L’esperienza inglese assume valore non solo
in termini di allenamenti, di tecnico e di gruppo, ma anche per una vita più controllata
e attenta, come ha confermato lo stesso Fassinotti ai microfoni Rai. Vita da
atleta, più attenta ad alimentazione, svaghi e via dicendo, quel modo di
sentirsi professionisti costruendo i propri miglioramenti su impegno e qualche
rinuncia, requisiti più difficili da raggiungere quando si vive nell’ambiente
in cui si è cresciuti, circondati da mille distrazioni. L’impresa di Fassinotti
insegna anche questo, a volte può essere necessario e proficuo migrare
all’estero per trovare gli equilibri giusti ed ottenere profitto da uno sport
che, quando diventa professione, ha bisogno di una preparazione totale.
La due giorni di Ancona ha anche consegnato il record
italiano di Anna Eleonora Giorgi, brava a migliorarsi fino a 11:50.08 sui 3000
metri di marcia, ritoccando un primato che era fermo al 11:53.23 di Ileana
Salvador nel 1992. Un’affermazione importante che consolida il valore della
marciatrice delle Fiamme Azzurre, brava a ritagliarsi una dimensione
internazionale.
L’azzurro è colore dominante in questa edizione di
Campionati Italiani in sala, merito anche di Stefano Tremigliozzi, saltatore
dell’Aeronautica, capace di atterrare a 8.06 nella buca del lungo, per un
titolo tricolore che fa il paio con quello della collega Darya Derkach,
vittoriosa nella gara femminile. L’italo-ucraina ha dominato con 6.28,
mostrando tuttavia degli evidenti problemi di rincorsa, emersi anche nella gara
di triplo, dove ha chiuso terza con 13.36, assai distante dal suo potenziale
effettivo. Il settore salti dell’Aeronautica ha trovato poi un altro titolo
tricolore nell’asta, conseguito da Alessandro Sinno, campioncino dalle ottime
prospettive, primo con 5.35.
Nelle gare di corsa tra i più attesi c’era l’ostacolista
Paolo Dal Molin, alle prese con una vivace finale di 60 ostacoli che metteva
sulla linea di partenza tre dei giovani più talentuosi del momento, Ivan Mach
Di Palmstein, Lorenzo Perini e Hassane Fofana. Alla fine però l’azione
straripante di Dal Molin annichilisce tutti, per un crono di 7.60 che lo fa
salire al dodicesimo posto nella graduatoria mondiale 2014. La sorpresa della
rassegna arriva dalla finale femminile, dove un’agguerrita Giulia Pennella si
lascia alle spalle la favorita Marzia Caravelli, autrice peraltro del miglior
tempo in batteria con 8.07. Ma l’atleta dell’Esercito è in giornata di grazia,
riuscendo a coprire il rettilineo in 8.04, prestazione che assai probabilmente
le garantirà il biglietto sull’aereo per i Mondiali di Sopot. Un’altra in
partenza dovrebbe essere anche Chiara Rosa, brava a cogliere un buon 18.23 nel
peso, su una pedana che poi saluta il successo di Daniele Secci, distante dai
19 metri (18.64), ma capace di aggiudicarsi lo scontro diretto con l’inossidabile
Paolo Dal Soglio.
Nello sprint volano i soliti noti: Fabio Cerutti trova addirittura
un 6.65 in batteria, prima di vincere la finale in 6.68, stesso tempo fatto
segnare in qualificazione da un ottimo Massimiliano Ferraro, nome da seguire in
futuro. Tra le donne la più veloce è invece Audrey Alloh con 7.34, anche lei
prossima alla convocazione con la squadra azzurra in vista della rassegna
iridata.
Nel mezzofondo le cose migliori arrivano da Margherita
Magnani, nettamente superiore alle altre sui 1500 metri (dove peraltro esce
mestamente di scena Elisa Cusma), distanza sulla quale ormai può farsi strada in
una kermesse mondiale come quella polacca. Si fa notare anche la compagna di
allenamenti e di club Giulia Viola, titolo tricolore sui 3000 metri in 9:12.70,
a rimpinguare di titoli la scuderia del coach Vittorio Di Saverio. Da segnalare
sui 3000 metri il record Allieve della portentosa Nicole Svetlana Reina, quinta
assoluta in un regale 9:32.89.
Peccato per Fabrizio Donato, fuori anzi tempo dalla gara di
triplo per il dolore ad un tallone, la sua stagione al coperto finisce così. Non
è piaciuta Simona La Mantia nel triplo, vittoriosa ma incapace di andare oltre un
modesto 13.73. Qualcosa in più ci si sarebbe aspettati anche da Sonia Malavisi,
seconda nell’asta con 4.25, in una finale in cui lo scorso anno ci fu la
rincorsa al record con Roberta Bruni, assente in pedana ormai da diverso tempo.
Matteo Galvan si impone sui 400 metri con impegno ma senza strafare, per un
podio tutto Fiamme Gialle, con Lorenzo Valentini e Michele Tricca alle sue
spalle. Entusiasmante nella gara femminile la rimonta in esterna di Chiara
Bazzoni, abile a soffiare il successo alle compagne di staffetta nazionale,
Bonfanti e Spacca. Un’altra frazionista da 4x400 trionfa sugli 800 metri, si
tratta di Marta Milani, vittoriosa in 2:05.39, su una distanza in cui tra gli
uomini si fa notare il fenicottero Giordano Benedetti. Il finanziere trova il
successo dopo la delusione rimediata sui 1500 metri, costretto ad assistere
dalle retrovie alla vittoria di misura di Abdellah Haidane su Mohad Abdikadar. Haidane è bravo poi a ripetersi sui 3000 metri, dominatore in una distanza dove trova il terzo tricolore consecutivo.
Un bel momento è poi il siparietto lanciato
dallo stesso Giordano Benedetti, con tanto di striscione dedicato per salutare il
rientro in pista di Mario Scapini, tornato dopo la brutta malattia ad una
finale di un campionato italiano. La standing ovation parte spontanea per un
ragazzo che ha già portato a casa la sua grande vittoria. Sui 5000 metri di
marcia infine il titolo va al carabiniere Matteo Giupponi, in una gara che lo
scorso anno veniva vinta da Giorgio Rubino, oggi quarto nella 20 km del World
Challenge a Chihuahua in Messico.
Bilancio sintetico: sarebbe potuta andare meglio, anche se
qualche acuto di assoluto valore non è mancato. Rispetto allo scorso anno si
sono visti risultati migliori su 8 specialità (400 metri, 1500 metri, 3000
metri, 60hs, alto, lungo, triplo) al maschile, e 5 (peso, lungo, 60, 400, 1500)
al femminile. I valori medi rimangono quelli, con l’eccezione di alcune
specialità, vedi il salto in alto femminile dove quattro atlete sono andate
oltre 1.82, pur senza la presenza di Alessia Trost. L’aggravante di questo
momento per l’atletica italiana è quella di un’infermeria piuttosto intasata,
con molte delle nostre punte alle prese con infortuni quanto meno debilitanti. Deludenti
anche per questo motivo le apparizioni di alcuni big, una situazione che
tuttavia ha lasciato spazio alla verve agonistica di diversi giovani alla
ribalta, alcuni dei quali già nel giro delle squadre militari. Da notare la
netta flessione numerica a livello di partecipazioni in molte discipline,
specie quelle di corsa, dove il crollo numerico arriva a sfiorare in certi casi
il 50%, caso esemplare quello dei 400 metri, dove si è passati da oltre 30
iscritti a poco più di 10 di questa edizione, sia al maschile che al femminile.
Questione di minimi e di strategie, con il risultato evidente di un minor “movimento”
nel Banca Marche Palas.
Ai Mondiali in Polonia una medaglia sarà quanto meno
difficile, la trasferta dovrà valere come esperienza in vista degli Europei a
Zurigo di questa estate. Lì ci sarà una prima resa dei conti di quale sia la
tendenza dell’atletica italiana, un banco di prova al quale si spera riescano a
presentarsi in salute gran parte dei nostri migliori atleti attualmente ai box.
Nella foto: Marco Fassinotti (Foto di Fidal Colombo/FIDAL)
Nella foto: Marco Fassinotti (Foto di Fidal Colombo/FIDAL)
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