Un regno che perdura ormai da diverso
tempo quello dell’atletica giamaicana, trascinata dall’astro di Usain Bolt,
ammiraglio di un equipaggio che dall’isola caraibica ha conquistato i mari
della velocità mondiale. Asafa Powell, Shelly Ann Fraser-Pryce, Yohan Blake,
Veronica Campbell-Brown, sono solo alcuni dei protagonisti di una nazione che a
suon di record e medaglie, molte delle quali dal metallo più pregiato, hanno
dato lustro ad un movimento mai così vincente come in questi anni.
Dai Giochi
di Pechino 2008, quelli dell’esplosione di Lightning Bolt, la fabbrica della
velocità sembra aver trovato gli equilibri giusti per imporsi con profitto sulla
prima potenza antagonista in campo, il track and field statunitense. Oggi gli
Stati Uniti fanno fatica a trovare corsie vincenti, sconfitti a più riprese da
quel piccolo universo dello sprint, che ormai da un po’ ha deciso di crescere
in casa i propri fenomeni, riuscendo ad invertire una tendenza che vedeva emigrare nelle università statunitensi le
miglior individualità giovanili. Una conseguenza naturale dell’esplosione di
Bolt, approdato sul trono dell’atletica mondiale proprio in virtù della sua
decisione di rimanere nella sua terra, allenandosi nelle strutture e con i
compagni che lo hanno visto crescere.
Una supremazia, quella della
Giamaica, che non nasce dal nulla, ma che trova la sua origine già a livello
giovanile, con un vivace movimento di base ad ampia partecipazione. A tal
proposito parte proprio domani 25 marzo l’ennesima edizione degli ISSA, meglio
conosciuti come “Champs”, vale a dire i campionati studenteschi giamaicani, nati addirittura nel
1910 e cresciuti per tutto il secolo grazie alle imprese dei giovani studenti
dei college, molti dei quali lanciati poi verso la ribalta internazionale.
Da
Arthur Wint ad Herb Mckenley, per proseguire con Lennox Miller e Don Quarrie, i
Champs sono stati la prima palestra agonistica per molti numeri uno. Tra questi
anche la pantera Merlene Ottey, uno dei nomi più emblematici dell’atletica giamaicana,
una carriera lunghissima e di successo, celebrata con una statua monumentale
all’ingresso dello stadio di Kingston, impianto completamente gremito durante
tutta la manifestazione. Un catino riempito da 35.000 persone, tra il chiassoso
tifo dei ragazzini e gli applausi rivolti ai grandi campioni invitati in
tribuna. Usain Bolt non manca mai, e con lui tutti i suoi connazionali più
forti, punti di riferimento per molti di quei ragazzi in pista impegnati a
portare in alto il nome della loro scuola.
Divenire un campione dell’atletica
in Giamaica spesso significa uscire da una situazione di concreta povertà,
assicurando alla famiglia intera privilegi e beni altrimenti indisponibili. Ma
la concorrenza è davvero feroce, lì per vincere bisogna davvero correre veloce,
bisogna davvero tirar fuori grinta e prestazioni. Basti pensare che il record
dei 100 metri è detenuto da un giovane Yohan Blake, ancora 17enne e capace di
volare in 10.21. Si tratta solo di un esempio delle grandi prestazioni a cui si
può assistere durante una di queste riunioni. L’organizzazione dei Champs è
impostata su tre fasce di età per i ragazzi (under 14- under 16 – under 19) e
quattro fasce per le ragazze (under 13-
under 15 – under 17- under 19), con gare distribuite su quattro giornate per
decidere le scuole vincitrici.
Lo scorso anno fu un’edizione con i fiocchi, tra le più
spettacolari nella storia della manifestazione, con ben 30 record dei campionati. Tra i ragazzi, i
migliori furono quelli di Calabar, mentre al femminile arrivò ancora un
successo per la Holmwood Technical High School, il cui dominio negli ultimi
anni si è fatto quasi imbarazzante. Impressionanti alcuni dei risultati
ottenuti, tra cui ben tre maschietti under 16 sotto i 47 secondi sui 400, o
l’impresa di Nathaniel Bann, under 14 capace di chiudere il giro di pista in
49.13. Quest’anno di certo sarà ancora un grande spettacolo nell’evento più
sentito dello sport giamaicano, un
appuntamento di quelli da vivere in prima persona per assaporare sensazioni ed
emozioni di una rassegna unica al mondo.
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