Sognato, atteso, invocato, e adesso finalmente arrivato: l’oro
sui 400 metri per Libania Grenot è realtà, la prima medaglia per la squadra
azzurra in questa rassegna europea, un successo scontato per l’italo-cubana,
nettamente superiore alle avversarie. I dati statistici lasciavano pochi dubbi,
Libania partiva con un vantaggio di almeno sei decimi di vantaggio sulle
avversarie, sarebbe bastato non commettere errori clamorosi per prendersi il
titolo continentale. Così è andata, con l’azzurra lanciata come sua abitudine
nella prima parte di gara, per poi controllare nel rettilineo conclusivo,
leggermente in calo ma con un vantaggio netto su tutte le altre. Il crono di
51.10 è solo un dettaglio, non il massimo per la “Panterita”, la stessa che nel
2010, agli Europei di Barcellona, con 50.43 doveva accontentarsi del quarto
posto dietro le indiavolate russe. Oggi la situazione era molto più semplice,
anche perché la sicurezza di far bene rasentava il massimo. Il triennio di
allenamenti negli Stati Uniti con il coach Loren Seagrave sta dando i suoi
frutti, non tanto dal punto di vista fisico, perché Libania la stoffa ce l’ha,
quanto dal punto di vista mentale e della gestione. Speriamo che il suo
contributo sia decisivo anche in chiave staffetta, a caccia di un piazzamento
importante.
E’ stata una giornata nel complesso positiva per gli
italiani, non solo per la medaglia d’oro, ma anche per una serie di piazzamenti
decisamente incoraggianti. A cominciare dall’ottimo quinto posto di Federica
Del Buono sui 1500 metri, condito dal primato personale di 4:07.49, al termine
di una gara interpretata magistralmente.
Difficile trovare un errore nella
condotta di Federica, se non forse in quell’attimo di attesa nel mettersi in
scia alla britannica Weightman, terza sul podio alle spalle delle africane Sifan
Hassan e Abeba Aregawi, e assolutamente battibile dall’azzurra.
In mattinata si
era fatto strada tra i migliori d’Europa anche il romano Marco De Luca,
protagonista della 50 km di marcia, chiusa al settimo posto nel nuovo personale
di 3h45:25, prestazione che ripaga dell’ottimo lavoro svolto in questi anni con
il suo coach Patrick Parcesepe. Chi ha davvero sbancato Zurigo è stato poi il
francese Yohan Diniz, primo con il nuovo record mondiale della distanza, coperta
in uno straordinario 3h32:33, quasi due minuti meglio del precedente limite.
Sotto le raffiche di pioggia del pomeriggio, non è stato
facile disputare la finale di alto maschile, corroborata dalla presenza di sua maestà Bogdan Bondarenko.
L’ucraino ha risolto la pratica a 2.35, unico a saltare la misura, con i rivali
più accreditati, Ukhov e Protsenko, non in giornata su una pedana bagnata e di
difficile gestione. Ne sanno qualcosa anche Gianmarco Tamberi e Marco Fassinotti,
entrambi però capaci di volare oltre 2.26 e materializzare un doppio settimo
posto, piazzamento confortante per il futuro. Sulla stessa pedana si era esibita
in mattinata anche Alessia Trost, entrata senza problemi nel gruppo di finale
con un salto oltre 1.89.
Chi si è speso al meglio, ancora una volta, è stato Diego
Marani nella finale dei 200 metri, coperta in 20.43, una manciata di centesimi
dal personale e con il vento in faccia a -1.6 m/s. L’azzurro alla fine è
quinto, nella gara vinta dal britannico Adam Gemili in un notevole 19.98, con
il francese Lemaitre stavolta ad inseguire in 20.15. Ancora impressionante al
femminile l’olandesona Schippers, capace del primato mondiale stagionale e
record nazionale di 22.03, confermando prospettive più che interessanti nello
sprint dei prossimi anni ed un doppio legame a distanza con la leggenda
olandese Fanny Blankers-Koen.
Delusioni azzurre sono arrivate dai saltatori in
lungo, Emanuela Catania e Stefano Tremigliozzi, troppo lontani dalle loro
misure e mai in gara, Chiara Rosa nel peso, fermatasi ad un miglior lancio
di 16.76 rosicchia la finale con l'undicesimo posto, mentre un Mohad Abdikadar fisicamente non al meglio, non va oltre un
3:46.07 sui 1500, dove invece trova una fortunosa qualificazione Soufiane El
Kabbouri, rimasto suo malgrado coinvolto in uno scontro che lo ha penalizzato
(aveva chiuso staccato in 4:02.76). Valeria Roffino nei 3000 siepi è ottava nella propria batteria con 10:07.58, fuori dalla finale. Nei 50 km di marcia piazzamenti nel mucchio
li hanno conseguiti Teodorico Caporaso (20°) e Jean Jacques Nkoulokidi (22°), nel
disco femminile Valentina Aniballi è stata prima delle escluse in
qualificazione con 53.60.
Nelle altre finali di giornata infine eccellente record dei
campionati per la polacca Anita Wlodarczyk nel martello, con un lancio a 78.76,
davanti alla slovacca Hrasnova e alla connazionale Fiodorow. Polonia sugli
scudi anche negli 800 uomini, complice anche la scellerata condotta di testa del
favorito transalpino Bosse, che finisce per lanciare al successo Adam Kszczot,
seguito dall’altro polacco Artur Kuciapski. Il record di applausi li riscuote
però l’idolo di casa Kariem Hussein, vincitore dei 400 ostacoli. Le sette
fatiche dell’Eptathlon premiano invece la francese Antoinette Nana Djimou, che
porta il quinto oro alla Francia, non sufficiente per riprendersi la testa del
medagliere, dove conduce la Gran Bretagna, davanti proprio ai cugini francesi
ed alla Russia. L’Italia con l’oro è salita al decimo posto, in attesa della
maratona femminile di domani…
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