Calato il sipario sui Campionati Europei di Zurigo, proviamo
a stilare un bilancio della trasferta azzurra, alla luce dei risultati ottenuti
e del confronto con le edizioni passate. Com’è andata la squadra italiana?
Partiamo dalle fredde cifre, attraverso il consueto calcolo
dei punti messi assieme dai finalisti entro l’ottavo posto, elencati di seguito
con riferimento su specialità e piazzamento conseguito:
Daniele Meucci – Maratona 1° ORO
Libania Grenot – 400m 1° ORO
Valeria
Straneo – Maratona 2° ARGENTO
Marzia
Caravelli, Irene Siragusa, Martina Amidei, Audrey Alloh 4x100 4°
Diego Marani - 200m 5°
Federica Del Buono - 1500m 5°
Chiara Rosa - Peso 5°
Yadi Pedroso - 400hs 5°
Anna Eleonora Giorgi – Marcia 20km 5°
Daniele Meucci - 10.000m 6°
Anna Incerti - Maratona 6°
Marco De Luca – 50km marcia 7°
Fabrizio Donato - Triplo 7°
Gianmarco Tamberi – Alto 7°
Marco Fassinotti – Alto 7°
Antonella Palmisano – Marcia 20km 7°
Ruggero Pertile – Maratona 7°
Chiara Bazzoni, Maria Enrica Spacca,
Elena Bonfanti, Libania Grenot 4x400
7°
Stefano La Rosa – 10.000m
8°
Giulia Viola – 5.000m 8°
Giorgio Rubino – 20km marcia 8°
Da quanto
sopra, emerge che nella classifica a punti generata sui piazzati nei primi 8
finalisti sono stati totalizzati 71 punti complessivi (Uomini 27pt - Donne 44pt).
Di questi 48 sono arrivati dalla pista, mentre dalla strada sono arrivate due
medaglie su tre conquistate, se si esclude l’oro a squadre in Coppa Europa di
maratona, per un piazzamento al 9° posto nel medagliere. Tutto sommato un bilancio soddisfacente, considerando che tra i
piazzati vi sono diversi nuovi prospetti, su tutti Federica Del Buono,
destinati a crescere ulteriormente nel prossimo biennio che porterà dritti alle
Olimpiadi di Rio de Janeiro. Non dimentichiamo poi che alcune punte di diamante
della squadra si sono presentate a Zurigo non al meglio, con Daniele Greco
addirittura messo fuori gioco dal serio infortunio al tendine d’Achille, e la
stessa Alessia Trost distante dal suo picco di forma.
Guardando ai
punteggi totalizzati negli anni passati, ecco cosa avvenne nelle ultime 4
edizioni, ossia da dodici anni a questa parte:
2002 92 punti (Uomini 39pt – Donne 53pt)
2006 62 punti (Uomini 42pt – Donne 20pt)
2010
92 punti (Uomini 59pt – Donne 33pt)
2012 60 punti (Uomini 38pt – Donne 22pt)
Si può
constatare un miglioramento rispetto al 2012, tuttavia solo apparente perchè in quella edizione non figuravano nel programma le gare su strada. Piuttosto salta all’occhio una
certa somiglianza d’insieme con quanto avvenne a Goteborg 2006, dove i punti
accumulati furono inferiori. E’ evidente inoltre il minor contributo
del settore maschile, soli 27 punti, il peggior dato mai totalizzato dagli
uomini nella rassegna continentale da oltre 50 anni a questa parte.
Nel
dettaglio delle varie gare si sono viste buone cose, alternate a
controprestazioni evidenti, da capire caso per caso da parte degli atleti e dei rispettivi tecnici, al fine di correggere il
tiro per il futuro. Analizzando quanto avvenuto nei vari settori, si può fare
qualche considerazione riepilogativa per ciascuno di essi.
In
chiaroscuro il settore velocità
che, se può far affidamento su forze fresche e performanti in campo femminile,
trova difficoltà a concretizzare tempi di rilievo al maschile. Se è vero che
scendere sotto i 10.20 è un’impresa (dal 2010 hanno superato tale muro solo in tre),
in questa stagione si contano sulle dita di una mano anche prestazioni sotto i
10.30, segnale allarmante soprattutto se si considera che il resto d’Europa
(improponibile un confronto a livello mondiale) viaggia su altre andature. Al
di là dell’errore tecnico in finale della 4x100 maschile, bisogna considerare
anche la mancata finale della 4x400 maschile, incapace di esprimere il suo
reale potenziale. Sarà importante a tal proposito, seguendo l’esempio di altre
nazioni, tra cui la vicina Francia, focalizzare sulle nuove leve, facilitare e
promuovere la collaborazione tra i principali coach del settore a livello
nazionale, affinchè vi siano sinergie improntate a fondare le basi di un
sistema, chiamatelo “scuola” se volete, che sviluppi metodologie complementari e
mirate a formare e rinfoltire la base giovane e migliorare i top sprinter
attuali in circolazione. Discorso a parte va fatto per gli ostacolisti, che nell’insieme
presentano buoni margini di crescita, ed un buon ricambio generazionale.
Il settore
su strada, marcia e maratona, sostanzialmente ha dato diversi segnali incoraggianti, con la maratona che ha portato due delle tre medaglie individuali conquistate. Nella marcia sembra vi sia una ripresa, con un
ricambio importante in un movimento che, nonostante i colpi accusati negli anni
passati dalla partenza per altri lidi di Sandro Damilano, e dalla vicenda
Schwazer, si mantiene vivo.
La maratona
è un caso a sé, enorme partecipazione di massa nelle numerose gare sparse per
la penisola, ma alla fine i casi di atleti da contesto internazionale rimangono
casi isolati. Dà ossigeno all’ambiente il solido approccio alla distanza di
Daniele Meucci, ma alle sue spalle è fondamentale far crescere un gruppo, come
per quanto avvenuto al femminile, con le donne capaci di un oro corale in Coppa
Europa.
Il
mezzofondo in pista, al di là di una superlativa Federica Del Buono, soffre
ancora, ma fa ben sperare la crescita di diversi giovani interessanti, da
seguire ed amalgamare, favorendo confronti tra loro ed esperienze
internazionali.
Per quanto
concerne i concorsi, non siamo messi così male nei salti, sperando in una pronta guarigione di Daniele Greco ci
sono comunque nomi su cui puntare, a
cominciare da Alessia Trost, anche se in termini prestativi c’è da rafforzare
il settore per essere competitivi quanto meno a livello europeo. A Zurigo,
fatta eccezione per triplisti e altisti, qualcuno ha reso molto meno delle
proprie possibilità, lunghisti ed astiste in primis, ma i valori in pedana ci
sono ed i tecnici preparati anche. Difficoltà maggiori si trovano nei lanci, con i soli veterani
Chiara Rosa e Nicola Vizzoni a superare la qualificazione, troppo poco per
discipline in cui si potrebbe reclutare e fare di più.
Ultimo dato:
dei 25 finalisti azzurri, la stragrande maggioranza è composto da atleti
militari, niente di nuovo, è consolidato che nel nostro Paese per praticare
atletica ad un certo livello è necessario il supporto di un gruppo sportivo con
le stellette. Giusto, a condizione che una volta entrati nell’arma siano
mantenuti alti gli stimoli a migliorarsi ed impiegare in modo costruttivo le proprie
energie. Buoni riscontri a tal proposito sono arrivati da chi ha deciso di
confrontarsi con altre realtà, frequentando contesti internazionali sia in
allenamento che in gara. Quanto alle squadre militari ed alle strutture a loro
disposizione, sarebbe opportuno, a beneficio di tutto il movimento, studiare il
modo di poter programmare l’attività agonistica anche nei loro centri, specie dove non esistono valide alternative, ed allargare l’utilizzo di quelle strutture e dei servizi in esse
presenti ad un più ampio numero di atleti, anche appartenenti a club civili. Qualcosa
in tal senso si sta muovendo, ma si potrebbe fare di più, ne
guadagnerebbe l’atletica tutta.
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