sabato 22 agosto 2015

ATLETICA DAL NIDO: ORO FARAH, PERTILE UN SORRISO!

Parte oggi il primo appuntamento con la mia personale rubrica quotidiana, per tracciare le linee salienti di ogni giornata ai Mondiali di Pechino, per raccontare gli episodi ed i personaggi rimasti più impressi al Bird’s Nest. Buona lettura!


REGNO FARAH: ancora un oro, un altro editto per allungare un dominio sui 10.000 metri che prosegue incontrastato dai Giochi di Londra. Mo Farah ha fatto poker, quattro ori dal 2012 nelle maggiori rassegne (Giochi 2012, Mondiali 2013, Europei 2014, Mondiali 2015), segno che non è proprio demerito degli altri se quando sale in cattedra all’ultimo giro nessuno riesce a stargli dietro. Oggi c’erano i keniani ad interpretare il ruolo di guastatori per il britannico, assolutamente sul pezzo in ogni frammento di gara. Andatura da 65 secondi o poco più ogni 400 metri, sensibilità sopraffina nel comprendere quando e come premere sull’acceleratore o decelerare. Insomma, un altro capolavoro tattico di Farah, a cui non ha potuto nulla il trio degli altipiani composto da Tanui, Muchiri e Kamworor, con lo stesso statunitense Galen Rupp, altro fenomeno della scuderia di Alberto Salazar, costretto a piegarsi. Già, Salazar, il guru del mezzofondo statunitense ha catalizzato le attenzioni in merito a metodi di allenamento dubbi, coinvolgendo più o meno direttamente lo stesso Farah. La risposta del fenomeno di origini somale è arrivata in pista, con l’ennesimo oro di una carriera formidabile, quelle braccia alzate sulla testa hanno fatto battere il cuore forte anche oggi. Le indagini nel frattempo andranno avanti, la lotta al doping prosegue probabilmente ancora più incisiva.

GATLIN-BOLT, DUELLO A DISTANZA: via alle danze sui 100 metri. La gara “nastro azzurro” dell’atletica ha presentato sulle batterie dei quarti i fenomeni più attesi. Justin Gatlin sfreccia sui 100 in corsia esterna, una partenza fantastica gli consente di volare in decontrazione nella seconda parte di gara, facile facile. 9.83 per il “cattivo”, colui che, uscito dalle sbarre del doping, proverà a sottrarre corona e scettro al re dello sprint, Usain Bolt. Il giamaicano risponde a suo modo, volata easy per tenere a bada il minuto Michael Rodgers alla sua destra. 9.96 per il campione in carica, in un turno che ha lasciato intravedere anche un buon Asafa Powell, 9.95, per non parlare dei giovani Trayvon Bromell e Andre De Grasse, davvero fluidi e reattivi. Otto velocisti sotto i 10 secondi, lo sprint va straordinariamente veloce in questa edizione iridata. Tanto per fare un paragone, a Mosca nel 2013 solo in 2 andarono sotto il muro dei 10.00 nei quarti, stesso dicasi per i Giochi di Londra e per quelli di Pechino del 2008, segnale importante e probabilmente condizionante per semifinali e finale di domani.  

SCHWANITZ SUONA GONG: assente la bestiona nera (è il caso di dirlo…), ossia la neozelandese Valerie Adams, alle prese con i postumi di acciacchi e relativi interventi chirurgici, ci pensa un’europea a tentare l’assalto al gradino più alto del podio nel getto del peso. A Christina Schwanitz non le sembra vero di poter ambire al titolo iridato, con quell’ultimo ostacolo rappresentato dalla cinese Gong, sostenuta dall’intero Bird’s Nest di Pechino. La teutonica non perde le staffe e dopo le gittate oltre i 20 metri della rivale, concentra nel quarto lancio tutte le sue energie per firmare la vittoria con un 20.37 che ammutolisce lo stadio e fa arrabbiare l’avversaria in divisa rossa. Terzo posto per la statunitense Michelle Carter che di fatto inaugura il medagliere della corazzata americana a questi Mondiali.

SIGNORA EATON, PER ORA GRANDE ENNIS: Jessica Ennis-Hill porta a casa il primo posto al giro di boa dell’eptathlon. Dopo quattro prove è infatti la campionessa olimpica britannica a dominare la scena sforando i 4000 punti (4005), seguita passo passo dalla grintosa giovane connazionale Katarina Johnson-Thompson. Quarto posto per Brianne Theisen-Eaton, canadese e moglie di Ashton Eaton, preceduta in classifica anche dall’olandese Visser.

RERO SUPER: un raggio di luce azzurra nella notte italiana lo hanno portato i maratoneti Ruggero Pertile e Daniele Meucci. Il primo ha confezionato un qualcosa di straordinario, mettendo insieme la migliore gara della sua vita in termini di piazzamento, chiudendo addirittura ai piedi del podio all’età record di 41 anni. Vero è che in maratona l’esperienza e la “testa” è bagaglio importante, anzi, fondamentale da portarsi dietro, ma Rero ha dimostrato ancora una volta di possedere qualità importanti, di saper leggere ed interpretare i 42 km, anche quando al suo fianco ci sono ragazzini ventenni con potenzialità da record mondiale. Sorprendente a tal proposito la debacle keniana, con purosangue costretti a piegarsi sotto la graticola di un tracciato scaldato dal sole e con il tradizionale smog di Pechino a fare da sfondo. Assolutamente strepitosa invece la prestazione del giovane eritreo Ghirmay Ghebreslassie, cognome che ricorda la leggenda vivente etiope, passo leggero che ad inizio anno lo aveva portato al secondo posto ad Amburgo in 2h07 e spiccioli. A 19 anni è stato lui il vincitore sul temibile tracciato cinese, staccando l’etiope Tsegay e l’ugandese Mutai, sul podio nell’ordine. Poi appunto un inatteso Pertile, con il campione d’Europa Daniele Meucci poco più dietro, ottavo, rallentato in gara da problemi intestinali, a portare l’Italia al vertice continentale. I due si allenano assieme, sotto lo sguardo di coach Massimo Magnani, segno che la scuola italiana sa lavorare bene se c’è la materia prima. Adesso l’augurio per la maratona azzurra è che ai due si aggreghino altri prospetti in grado di crescere sotto le ali di tali punti di riferimento.


ITALIA K.O.: al di là delle buone prove in maratona, sulla pista dello stadio era difficile prevedere una partenza così nefasta per la squadra italiana. Sette italiani su sette fuori al primo turno, qualcuno prevedibile, qualcun altro decisamente meno. E’ il caso di Giordano Benedetti che si è visto soffiare sotto gli occhi la qualificazione sugli 800 metri, male anche Marco Lingua, troppo distante dal top stagionale. Non brillano neanche Chiara Rosa nel peso e Simona La Mantia, per la siciliana troppo poco un 13.77 nel triplo. Sprint azzurro maschile praticamente azzerato a questi Mondiali, con Jacques Riparelli evanescente nei quarti con un modesto 10.41, la brutta copia dell’atleta pimpante ad inizio stagione.  Poco di buono anche da Margherita Magnani, quest’anno alle prese con un tribolato rientro da infortuni, sfortunata sui 1500 con il primo tempo delle eliminate, 4:09.06. Impalpabile infine Jamal Chatbi nelle siepi, l’italo-marocchino non è praticamente mai entrato in gara. 


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