La seconda giornata oltre all’impresa di Usain Bolt sui 100
metri ha regalato altri momenti di alto contenuto tecnico. Splendide e
combattute le gare di peso e martello uomini, grande rientro per Jessica Ennis-Hill
nel Decathlon. Nella marcia la Spagna ritorna prima, l’Italia continua ad
affondare, adesso si può solo risalire.
FAJDEK-KOVACS ARMADI INFALLIBILI: simpatico e per nulla
intenzionato a lasciare centimetri per strada, con un raggio di gittata
stabilmente superiore agli 80 metri. Il polacco Pawel Fajdek non si distrae,
con occhiali e martello tra le mani diventa il migliore al mondo, unico in
grado quest’oggi di superare quel muro che un tempo neanche assicurava una
medaglia. I tempi son cambiati, così a Fajdek è sufficiente un 80.88 per
mettersi al collo l’oro mondiale, quello che probabilmente sarà un bis di
specialità per la Polonia, quando potrà sfogarsi in pedana la connazionale
Anita Wlodarczyk, fresca di primato del mondo. I polacchi festeggiano anche per
il terzo posto di Nowicki, preceduto da Dilshod Nazarov, omone del Tajikistan,
il mondo è proprio grande. Nella finale del peso va in atto una guerra
Germania-Stati Uniti, da una parte Joe Kovacs, dall’altra David Storl. I due sembrano
una spanna sopra a tutti, e una volta scaldati i muscoli dimostrano che la
lotta per l’oro è solo fra loro due. La spunta l’americano, che, grazie ai
consigli del connazionale Reese Hoffa, qualche tempo fa decise di dedicarsi
alla tecnica rotatoria. Niente di più azzeccato, perché oggi Kovacs ha lanciato
a 21.93, misura che vale la vittoria, lasciando un palmo dietro l’avversario,
mentre al terzo posto si piazza il sorprendente giamaicano O’Dayne Richards, al
record nazionale con 21.69. Non è l’unico record di giornata per i caraibici,
che nella sessione mattutina avevano applaudito l’eccellente 43.93 di Rusheen
McDonald, stesso crono del saudita Masrahi, nella batteria più veloce mai corsa
in una competizione internazionale.
JESSICA BENTORNATA: è tornata, forte come prima, forse anche
di più. Jessica Ennis-Hill, l’eroina britannica dei Giochi di Londra 2012 ha infatti
completato la sua personale rincorsa per rientrare competitiva, superando
indenne il lungo periodo di stop per matrimonio, gravidanza ed infortuni. Nei
due giorni di eptathlon l’inglesina ha raccolto applausi ed un bel titolo
mondiale, rovinando i piani della canadese Brianne Thiesen, ossia la signora
Eaton, gran favorita per la vittoria. 6669 punti contro 6554, i numeri parlano
chiaro, Ennis superiore nel complesso, mentre il terzo posto va alla lettone Laura
Ikauniece-Admidina, costretta al record nazionale per avere la meglio sull’olandese
Nadine Broersen. Peccato poi per i tre nulli nel lungo da parte della
talentuosa Katarina Johnson-Thompson, ragazza fortissima, prodotto del grande
movimento nato in Gran Bretagna in occasione dei Giochi olimpici. La britannica
è stata tradita all’ultimo tentativo da una pizzicata impercettibile sulla
plastilina, sufficiente a spegnere i suoi sogni da medaglia. Di certo sarà tra
le protagoniste di Rio in quelle prove multiple mai prese tanto sul serio nel
nostro “Vecchio Scarpone” e che invece altrove lanciano campioni.
MARCIA SPAGNOLA: sui 20 km di marcia, dopo i fasti ed i
misfatti del Paquillo Fernandez di qualche anno fa, torna sugli scudi un
interprete spagnolo. Miguel Angel Lopez corona la sua impresa schiantando l’armata
rossa della Cina, vincendo alla distanza il confronto con Zhen Wang, uno dei
pupilli allenati da Sandro Damilano, prestato agli orientali da ormai diversi
anni. Lopez vince e convince con una bella azione di marcia ed il personale
portato a 1h19:14, seguito da vicino da Wang, con un sorprendente Benjamin
Thorne, canadese al bronzo con tanto di record nazionale (1h19:57). L’Italia?
Al contrario della maratona stavolta i colori azzurri sono relegati ai margini,
in linea con la tendenza da “linea piatta” della nostra spedizione in Cina.
Stano 19°, Rubino 20°, Tontodonati 27°, imponderabili a confronto con la tradizione
di una scuola italiana parsa in evidente difficoltà al maschile.
OTTO SU OTTO, ITALIA A FONDO: Le disgrazie della squadra
italiana proseguono con l’incredibile capitombolo sull’ultimo ostacolo di Yadis
Pedroso. Forse la stanchezza o un calo di concentrazione sentendosi già
qualificata, fatto sta che l’italo-cubana a 40 metri dall’arrivo è finita
pancia in terra, appesantendo oltre modo il bilancio disastroso degli azzurri.
Otto su otto gli atleti in pista usciti al primo turno, francamente è difficile
trovare una partenza peggiore nella storia dei campionati mondiali. Adesso si
può solo risalire, per fortuna stanotte arriva la Grenot, campionessa europea
in carica impegnata nelle batterie sui 400 metri. Si spera riesca ad invertire
una tendenza divenuta imbarazzante. Inutile nascondere che le
speranze di medaglia siano appese sulle prestazioni degli altisti ed alle marciatrici,
Giorgi su tutte, ma il movimento nel suo complesso non promette bene in vista
dei Giochi di Rio del prossimo anno. Una minima consolazione è guardare in casa
di altri, dove non sono mancate controprestazioni di un certo peso. E’ il caso
dello statunitense Johnny Dutch sui 400 ostacoli, o dell’ottocentista Nijel
Amos, beffato da principiante proprio sulla linea di arrivo. Sempre negli 800
metri finisce anzitempo il percorso di Mohamed Aman, squalificato per un
contatto irregolare con conseguente invasione interna. L’Etiopia vola invece
sulla progressione leggiadra di Genzebe Dibaba, lei sì senza problema alcuno a
conquistare la finale sui 1500 metri. Sfrecciano spensierate anche le centiste
in batteria: Tori Bowie e la Fraser-Pryce sono le più veloci in 10.88, con la
giamaicana a sfoggiare un’altra delle sue eccentriche acconciature con tanto di
coroncina di fiori sulla fronte, se son rose…
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