mercoledì 26 agosto 2015

ECCO L’AFRICA!

Giornata graffiata dagli atleti africani, che entrano di forza e con straordinarie prestazioni nella storia di discipline tradizionalmente non loro. Yego fa volare il giavellotto ancora oltre i 90 metri, il sudafricano Van Niekerk stupisce il mondo sul giro di pista!

YEGO IL GRANDE: Chissà quanto sarà stata dura agli inizi la carriera atletica di Yulius Yego, keniano paffutello, ben diverso fisicamente da quei purosangue con i muscoli di seta che galoppano per chilometri. Anche la sua federazione tendeva ad ignorarlo all’inizio: “un lanciatore keniano? Ma non scherziamo!”. E invece lui ci credeva davvero in quel giavellotto, attrezzo di una specialità sacra nelle latitudini nordiche della Scandinavia e praticamente sconosciuta nella Rift Valley. Certo, in Kenya nelle sempre meno numerose tribù indigene si tira la lancia per cacciare o difendersi da qualche belva feroce, ma preparare un atleta nel giavellotto sembrava proprio roba da matti. Così Yego per coltivare il suo sogno ha dovuto documentarsi su internet, costruirsi da sé. Guardando video su Youtube e riprendendo gestualità e tecniche di allenamento, ha compensato con assiduo studio ed esercizio l’assenza di tecnici specialisti nella sua nazione. Un esempio di determinazione, che attraverso tanti sacrifici ed ore di allenamento, ha trovato la strada giusta per emergere a livello internazionale. Un meeting dopo l’altro il ragazzo ha preso confidenza con quei palcoscenici, con il rumoreggiare del pubblico, con l’agonismo di una gara tra i migliori atleti al mondo. Così adesso quando cammina nelle strade del suo paese tutti lo salutano, la gente lo riconosce. Questa estate era riuscito a lanciare oltre la barriera dei 90 metri, limite dell’eccellenza nella specialità, rimasto inviolato negli ultimi 8 anni. Poi stasera il sogno per lui è diventato realtà: una spallata da 92.72 al terzo lancio è quella che lo spedisce al terzo posto nella graduatoria di sempre nella specialità, dietro solo a sua maestà Zelezny ed al finnico Aki Parviainen. Un lancio accompagnato da un lungo boato del pubblico, dagli occhi sbalorditi dei suoi stessi avversari: fino a quel momento teneva banco un altro africano, l’egiziano El Sayed, al primo posto con 88.99, anche lui al limite del blasfemo per la religione nordica del giavellotto, a precedere teutonici e scandinavi. Poi Julius Yego ha ucciso la gara, conquistando quella medaglia d’oro sognata per anni. L’argento va a El Sayed, il bronzo al veterano Pitkamaki, in mezzo a loro quel keniano un po’ in carne: Julius Yego è campione del mondo!

400 NELLA STORIA: le qualificazioni i loro indizi li avevano dati, era solo questione di saperli capire, interpretare, calarli sui protagonisti di una finale tra le più qualificate di sempre. Erano addirittura in 5 con un personale sotto i 44 secondi, uno di questi, il saudita Masrahi,  entrato nel prestigioso club appena qualche giorno fa. Premesse importanti, che lasciavano intendere una sola cosa: sarebbe stata battaglia ad alta velocità. Favorito d’obbligo era Kirani James, campione olimpico ormai a maturazione, poi il suo gran rivale Merritt, autore tuttavia di una stagione senza acuti, quindi i fenomeni africani Van Niekerk e Makwala, uomini da record questa estate per il Continente Nero. Lo sparo della pistola dà il via ad una gara sensazionale, sparata dall’inizio alla fine, vissuta sulle emozioni di un equilibrio ad andatura impazzita. Già, perché quando Van Niekerk si presenta per primo sulla linea di arrivo a precedere Merritt e James in rimonta e piuttosto vicini, il display mostra un incredibile 43.48, crono stupefacente, quarto al mondo nella storia della specialità, alle spalle del solo trio statunitense Michael Johnson-Butch Reynolds–Jeremy Wariner. Il sudafricano non ha neanche la forza di festeggiare, ha tirato giù quasi mezzo secondo dal proprio personale, un secondo rispetto al PB della scorsa stagione, per un record continentale che porta l’Africa al vertice mondiale in una specialità di dominio marcatamente americano. Dopo il traguardo Van Niekerk paga lo sforzo, si accascia e viene portato via in barella, anche per questo viene chiamato giro della morte. Intanto i due sconfitti si fanno fotografare con le rispettive bandiere: Merritt può essere soddisfatto del suo nuovo primato personale, limato a 43.65, Kirani James non può che prendere atto che con 43.78, ad appena tre centesimi dal proprio PB, si può essere solo da medaglia di bronzo. Di ottima fattura anche il quarto posto del piccolo dominicano Luguelin Santos, con un 44.11 che vale il nuovo record nazionale.  

SILVA, E CUBA RADDOPPIA: la seconda medaglia d’oro di fila per Cuba arriva dal salto con l’asta, grazie a Yarisley Silva, protagonista in una gara ad alta quota. Non ci sarà più la zarina Isinbaeva, ma stasera sulla pedana dell’asta la sua mancanza non si è sentita più di tanto, tutto merito delle atlete in gara, a cominciare da un’ispirata Silva, capace di un salto vincente da 4.90, al terzo tentativo, ad un solo centimetro dal personale conseguito lo scorso giugno. La cubana ha vinto in extremis il duello con la brasiliana Fabiana Murer, come lei oltre i 4.85 al primo tentativo, nuovo record sudamericano, ma poi incappata in tre errori a 4,90. In precedenza si era messa in mostra anche la muscolata greca Kyriakopoulou, terza con un salto valido oltre 4,80, a precedere la forte svedesina Angelica Bengtsson, campionessa mondiale junior a Barcellona nel 2012 ed oggi autrice del record nazionale con 4.70, in coabitazione con le statunitensi Sandi Morris e Jenn Suhr.

HEJNOVA CASTIGA SPENCER: Zuzana Hejnova si conferma sul tetto del mondo nei 400 ostacoli, brava a sfruttare l’errore sulla seconda barriera della sua diretta rivale, la giamaicana Kaliese Spencer. Un ostacolo attaccato male e le altre che se ne vanno, per la Spencer resta solo che inseguire le avversarie ed un titolo che ancora una volta le sfugge di mano, dopo la squalifica in batteria nel 2013 a Mosca. Chi invece esulta è la campionessa della Repubblica Ceca, al secondo oro mondiale consecutivo, stavolta in 53.50, dopo i tanti problemi tendinei nella scorsa stagione. Salgono sul podio anche le due americane, Cassandra Tate, terza in 54.02, e soprattutto la giovane Shamier Little, atleta ancora da costruire ma brava a domare una non facile prima corsia e ad aggiungere un importante argento al titolo mondiale junior del 2014.

BOLT OK, CAMBELL-BROWN PASTICCIA: i 200 metri riservano emozioni alterne per i colori giamaicani. Nelle semifinali maschili la buona notizia arriva da Usain Bolt, in controllo sugli avversari per chiudere in un ottimo 19.95. Il giamaicano mostra scampoli di quel suo lanciato che l’ha reso famoso, quindi è un piacere vederlo concludere in totale decontrazione sul finale di gara. Si fa applaudire anche l’americano Justin Gatlin, altrettanto efficace e facile, solo un po’ più veloce in termini di prestazione, con un 19.87 che in finale potrebbe trasformarsi in un tempo assai vicino (se non migliore) a quello che fece a Eugene un paio di mesi fa. Si riscatta il sudafricano Jobodwana dopo la falsa partenza sui 100 metri, centrando il personale con 20.01, si fanno apprezzare anche i vari Edward, Ogunode e ancora Guliyev. L’Europa  ci sarà con quest’ultimo, turco, e con il gioiellino Zharnel Hughes, britannico da poche settimane, ma caraibico (isola di Anguilla) e compagno di allenamenti di Usain Bolt.
Tra le donne la copertina delle batterie di 200 metri se la guadagna Veronica Campbell-Brown, autrice di un salto di corsia a metà gara, a seguito di una traiettoria errata in uscita di curva. La giamaicana chiude così davanti alla britannica Williams, incredula nel vedersi l’avversaria pochi metri avanti a sé. Probabile la squalifica postuma, per ora la Campbell-Brown, che ricordiamo protagonista di clamorose sbandate in uscita dalla curva anche in altre occasioni, è qualificata. L’assenza di Blessing Okagbare alla partenza, in aggiunta a quelle di Felix e Fraser-Pryce, fa crescere ancora di più le quotazioni di Dafne Schippers, magistrale oggi per facilità di corsa, così come l’altra europea Dina Asher-Smith, britannica giovane ma in grado di calare un 22.22 di gran valore. Da rivedere invece l’americana Jenna Prandini, campionessa nazionale con origini italiane, seconda e poco reattiva. Va bene invece un’azzurra a tutto tondo come Gloria Hooper, brava a centrare qualificazione e primato stagionale, con 22.99.     


KENYA, E SONO 6: comincia a prendere il largo la squadra keniana nel medagliere. Dai 3000 siepi femminili è infatti arrivato il quarto oro, conquistato con le unghie dalla grintosa Jepkemoi, vincitrice in volata sulla tunisina Ghribi. Assolutamente difficile da pronosticare il terzo posto della tedesca Krause che, oltre a stabilire il personale con 9:19.25, a poco più di un decimo dall’oro, si toglie lo sfizio di mettersi dietro campionesse del calibro di Sofia Assefa, Emma Coburn e Hiwot Ayalew. Se il Kenya è raggiante in termini di medaglie, 11 conquistate finora, la preoccupazione aumenta per l’armata statunitense. L’obiettivo della vigilia era infatti di portare a casa 30 medaglie, finora siamo a 9, con un solo oro conquistato. Se a questo si aggiungono le eliminazioni mattutine nel triplo maschile di Will Claye e ancora Marquis Dendy, da dimenticare il suo Mondiale, la situazione non è per niente delle migliori. In tema di eliminazioni, si segnala anche l’uscita di Silvia Salis nel martello, 66.80 sono troppo pochi purtroppo per aspirare ad un passaggio in finale



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