martedì 12 agosto 2014

ZURIGO 1°G: DEL BUONO C’E’, GRECO CHOC

Elegante, essenziale ed entusiasmante, le è bastato un turno di qualificazione sui 1500 metri per farsi notare anche da quel telespettatore capitato per caso sulla trasmissione dei Campionati Europei di Zurigo. Addetti ai lavori ed appassionati la conoscevano da un pezzo, Federica Del Buono, talento del mezzofondo di neanche 20 anni, cresciuta a pane ed atletica da papà Gianni e mamma Rossella Gramola, i suoi allenatori e primi tifosi.


La sensazione è che presto la conosceranno tanti altri, a cominciare magari già dalla finale di questa rassegna continentale, dove Federica ha le carte per ritagliarsi un buon piazzamento. Acume tattico e corretto dispendio di energie l’hanno portata in scia ad una numero uno come Sifan Hassan, l’etiope di Olanda, una delle favorite per la medaglia d’oro, per un terzo posto conclusivo che suggella un meritato ingresso in finale. Un altro obbiettivo è raggiunto, a coronare una stagione di per sé già straordinaria e far dimenticare la delusione della compagna Margherita Magnani, ostacolata e quasi caduta nella batteria precedente.

Straziante, sofferto e serio, quell’infortunio sulla pedana del triplo che un paio di ore più tardi arriva come una frustata sull’atletica italiana. Daniele Greco è a terra, si tocca un piede, dalla sua reazione si capisce subito la gravità dell’accaduto. Come un anno fa a Mosca, Daniele si ferma prima della gara, diversamente dallo scorso anno stavolta non è questione muscolare, ma c’è la rottura del tendine d’Achille, lo spauracchio per ogni atleta. Il saltatore pugliese paga nel peggior modo possibile la sua scelta di rischiare, di partecipare all’Europeo nonostante gli acciacchi stagionali, convinto di riuscire a tenere a bada i dolori e far prevalere le qualità antigravitazionali che lo portarono al titolo europeo indoor. Niente di tutto ciò, Greco domani sarà sotto i ferri a Pavia, per ricostruire il suo tendine, per rimettere in ordine sogni ed energie, a caccia di una nuova rinascita, l’ennesima, per tornare forte come e più di prima, forza Daniele! 
In pedana intanto acciuffavano la qualificazione sia Fabrizio Donato, sicuro e reattivo, che Fabrizio Schembri, entrambi vicini con il cuore allo sfortunato compagno di squadra, che di certo cercheranno di ricordare al meglio in finale.

Libania Grenot era tra le atlete più attese di giornata, forte del suo primato stagionale continentale sul giro di pista. La panterita non si scompone e chiude seconda alle spalle di una rediviva Ohurougu. Sui 400 passa anche la brava Chiara Bazzoni, sempre pronta quando conta, mentre nelle siepi fa notizia la finale centrata da un autorevole Yuri Floriani. Bene i velocisti, da Delmas Obou a Fabio Cerutti tra gli uomini, Audrey Alloh e Irene Siragusa al femminile, tutti oltre l’obiettivo minimo del passaggio del turno. Centra la qualificazione anche Matteo Galvan sui 400, sia pur con qualche rischio e senza convincere del tutto, stesso dicasi per Giordano Benedetti sugli 800, la brutta copia di sè. Si arrende in semifinale Marzia Caravelli, capace di scendere sotto i 13 secondi in batteria (12.98) per poi uscire con 13.06. Tra le barriere si qualifica anche Leonardo Capotosti, con 50.45 sui 400hs.

Escono al primo turno le astiste Malavisi e Bruni, al di sotto delle proprie possibilità, così come Tania Vicenzino nel lungo, Hannes Kirchler e Giovanni Faloci nel disco, i quattrocentisti Maria Enrica Spacca, Lorenzo Valentini e Davide Re (quest'ultimo vicino al personale), Patrick Nasti sui 3000 siepi.


I primi ori di giornata vanno infine al panzerotto David Storl nel peso, inavvicinabile con 21.41 sullo spagnolo Vivas ed il solito Majewski, e la ultraquarantenne britannica Jo Pavey nei 10.000 (davanti alla coppia francese Calvin e Traby), con il  peggior crono nella storia dei campionati, indizio eloquente sulla qualità del mezzofondo prolungato a scala europea. 

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