mercoledì 13 agosto 2014

ZURIGO 2°G: PIOVONO I PRIMI PUNTI, IN ATTESA DELLA PANTERITA

Piove su Zurigo, il vento forte costringe addirittura gli organizzatori a posticipare il programma pomeridiano di un’ora e mezza, un’onta pazzesca per un popolo preciso come quello svizzero. Ne sanno qualcosa i decatleti costretti ad una interminabile “cinque ore” di asta, mentre velocisti e saltatrici in lungo sono stati frenati a più riprese da consistenti folate contrarie. Anche peggio è andata a discoboli e altisti, protagonisti di ripetuti e pericolosi scivoloni. Gli Europei di Zurigo stanno pagando le bizze metereologiche, previste peraltro per tutta la settimana, ed anche in questo secondo giorno hanno stentato a decollare, prigionieri di quell’atmosfera un po’ triste, decisamente poco estiva.


Le gare più attese di giornata in chiave azzurra erano le finali maschili su 20 km di marcia e 10.000 metri, dove si attendeva qualche acuto soprattutto dai rispettivi capofila, Giorgio Rubino e Daniele Meucci. Entrambi hanno fatto la loro parte, forse un po’ meglio il marciatore, nel gruppo di testa per oltre metà gara, staccato solo nei chilometri conclusivi, quando lo spagnolo Lopez e la coppia russa Ivanov-Strelkov decidevano di involarsi verso il podio. Per il romano alla fine è arrivato un ottavo posto in 1h22:07, il crono dice poco, ma la posizione è una buona iniezione di fiducia per un atleta che qualche tempo fa era sull’orlo del ritiro. Le parole post-gara lasciano intravedere un Rubino maturo e voglioso di giocarsi le sue carte nel prossimo biennio che offrirà piatti farciti da Mondiali ed Olimpiadi. Il mondo è avvisato.

Non si nasconde neanche Daniele Meucci sui 10000 metri, spesso a tirare il gruppo ed a scuotere il ritmo di una gara tattica, con qualche strappo, ma solo in attesa dell’attacco decisivo del gran favorito, Moh Farah (nella foto). Così quando l’italiano prova a lanciare l’ultimo chilometro, gli altri rispondono e prendono il largo. Farah ed africani di bandiera turca imprimono l’accelerazione decisiva, con il britannico trionfatore ancora una volta. Alle sue spalle risale con forza il connazionale Andy Veron, bravo a precedere il valente Aly Kaya, campione europeo junior lo scorso anno a Rieti. Meucci taglia il traguardo sesto, discreto se si considera il doppio impegno con la maratona, e si difende bene anche Stefano La Rosa, ottavo, terzo atleta di giornata a portare punti alla squadra italiana.

Le medaglie arriveranno, con le azioni in crescita per Libania Grenot sul giro di pista. La “panterita” ha interpretato al meglio la semifinale, seconda in 51.47, approdando da favorita, in virtù del miglior crono europeo stagionale, alla finale. Si fanno strada per una finale anche i saltatori in alto, Marco Fassinotti e Gimbo Tamberi, ma è chiaro che lì il contesto internazionale, soprattutto a livello continentale, da un po’ di tempo a questa parte, staziona su quote proibitive. Tra le migliori otto del primo turno dei 400hs finisce Yadi Pedroso, l’italo-cubana chiude in 56.75. Si qualifica da ripescato Paolo Dal Molin sui 110 ostacoli, chiusi in 13.54, lì dove si fa notare un buon Hassane Fofana, al personale con 13.55 sia pur da non qualificato, mentre Lorenzo Perini fa segnare 13.77.

Sono tanti purtroppo gli italiani che escono di scena in questa giornata: desta stupore la gara anonima di Giordano Benedetti sugli 800 metri, non sono all’altezza del loro valore Chiara Bazzoni e Matteo Galvan nelle semifinali sui 400, e Marta Milani nel primo turno degli 800 femminili. Fa la sua parte Leonardo Capotosti sui 400 ostacoli, non distante dal personale con 50.21. Si fermano in semifinale tutti gli sprinter, con Alloh (11.45) e Cerutti (10.36) a dimostrare una certa vitalità, buona notizia in chiave staffetta. Male infine Darya Derkach nelle qualificazioni del triplo, lontana dalle sue misure e mai in gara.

La giornata di oggi ha assegnato gli ori dello sprint, con James Dasaolu che tra gli uomini ha beneficiato dell’assenza del favorito Jimmy Vicaut, fermato dall’ennesimo infortunio, per vincere in 10.06 davanti all’altro transalpino, campione uscente, Christophe Lemaitre. Tra le donne la più veloce è stata invece l’olandesona Dafne Schippers, brava a far prevalere la sua potenza sulla rapidità della francesina Soumare. Il crono è notevole, 11.12, con quasi due metri di vento in faccia e temperature autunnali.

Non ne va bene una alla Francia, che perde l’oro anche sui 100 ostacoli, con la muscolata Billaud costretta a cedere all’azione pimpante della britannica Tiffany Porter, prima in 12.76. Per fortuna a rilanciare nel medagliere i cugini, ci ha pensato Eloyse Lesueur, grazie al suo 6.85 nel lungo che le vale il titolo davanti alla serba Spanovic. Immenso nel disco il solito Robert Harting, capace di sparare l’attrezzo oltre i 66 metri (66.07) nonostante le oggettive difficoltà a tenersi in piedi sulla pedana bagnata, con Gerd Kanter ed il polacco Urbanek a completare il podio. Nel Decathlon il bielorusso Andrei Krauchanka fa il superman con 8616 punti davanti al francese Mayer ed al russo Shkurenyov, saltando 2.22 nell’alto e conseguendo la migliore prestazione mondiale dell’anno.

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