mercoledì 12 febbraio 2014

IL NUOVO CHE AVANZA

La stagione indoor è entrata nel vivo, ad un mese dai Mondiali di Sopot, e con una positiva edizione di Campionati Italiani Juniores e Promesse messa alle spalle. Le due giornate di Ancona sono piaciute, alimentando di ottimismo questo inizio di anno altalenante per l’atletica italiana. Le boccate di ossigeno per l’apertura di diversi impianti al coperto si sono infatti alternate con le notizie poco confortanti riguardanti alcune nostre punte di diamante, in primis le medaglie continentali indoor del 2013, Michael Tumi, Daniele Greco recentemente infortunatosi e, perché no, la stessa Veronica Borsi, altra grande assente in questa stagione in sala.


In attesa che torni in pedana Andrew Howe, per il quale non è dato sapere ancora nulla circa il suo eventuale esordio, al Banca Marche Palas le cose migliori sono arrivate dai concorsi, dove il futuro della nostra atletica sembra nel complesso più roseo rispetto alle gare di corsa. Le doppiette di Dariya Derkach e Ottavia Cestonaro, la continuità di Sonia Malavisi e l’autorevolezza di Alessia Trost nell’alto, sia pur inchiodata per l’occasione a quota 1.90, rappresentano le speranze tangibili di un movimento che cerca di venir fuori da un torpore lungo ormai troppi anni. 

A voler però trovare una faccia da copertina per la due giorni di gare ad Ancona, la scelta non può che ricadere sulla junior Erika Furlani, anche lei, come la Trost, saltatrice in alto dalle grandi prospettive. Vice campionessa mondiale allieve lo scorso anno, la laziale originaria dei Castelli Romani, con un passato recente alla Studentesca Ca.Ri.Ri. e da questa stagione in forza al Cus Pisa Atletica Cascina, sembra aver assorbito al meglio l’ingresso nella categoria juniores, proseguendo senza intoppi il suo percorso di crescita in pedana. 

A dire il vero, sarebbe più corretto parlare di pedane, al plurale, perché Erika non disdegna qualche occasionale apparizione nel lungo, dove riesce ad ottenere risultati buoni, magari non eccelsi come nell’alto, ma comunque significativi. Il record personale di 5.84 ottenuto qualche settimana fa la dice lunga sulla reattività di un’atleta nata per saltare. Lunghe leve, una coordinazione aiutata probabilmente anche dalla sua altra grande passione d’infanzia, la danza, e poi una tecnica che si perfeziona ad ogni gara. 

La bella foto scattata di profilo da Giancarlo Colombo nel momento del valicamento dell’asticella e pubblicata sul sito Fidal dopo il suo trionfo tricolore è emblematica, un passaggio virtuale all’atletica vera, quella che da ora in poi richiederà rinnovate energie per migliorarsi e resistere ai sacrifici ed alle difficoltà di uno sport che paga solo con l’impegno. Fondamentale in questo percorso sarà il contributo del suo papà-allenatore, Marcello Furlani, saltatore da 2.27 negli anni Ottanta, e l’appoggio morale di mamma Khaty, origini senegalesi e passato da velocista. 

Per il momento i numeri sono tutti con Erika: aver superato quota 1.86 (con la sensazione che sia maturo anche l’1.88) la colloca tra le migliori sei junior italiane di sempre, mentre a livello mondiale è la seconda under 20 del 2014, dietro la sola ucraina Iryna Herashchenko, al vertice con 1.92. Ottimi presupposti in vista dell’appuntamento più importante della stagione, i Mondiali juniores all’aperto di Eugene la prossima estate, per i quali Erika ha già in tasca il minimo di partecipazione. Per il resto si vedrà.

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