Il mese di gennaio sta volgendo
al termine, e con esso la prima parte di una stagione indoor che, almeno in
Italia, sembra godere di una maggiore vivacità rispetto al passato. Al di là
dei risultati tecnici, generalmente in linea con quelli degli scorsi anni, la
vera peculiarità di questo primo mese di atletica italiana sotto il tetto è
stata l’inaugurazione di diversi impianti indoor nella Penisola.
Padova, Genova e Formia, sono le
tre sedi al coperto che in poche settimane si sono materializzate per rinfoltire
il calendario gare nazionale di un’attività invernale in pista che era già
decantata dall'immenso Giorgio Oberwerger, in un articolo apparso sulla rivista
federale “Atletica” nel lontano 1968. In quell’epoca l’atletica indoor veniva
vista come un qualcosa di nuovo, positivo e determinante fattore per consentire
agli atleti allenamenti adeguati anche nei periodi freddi ed umidi, in special
modo per quelle discipline inconciliabili con il freddo e le cattive condizioni
climatiche, per le quali con i palazzetti si sarebbe potuto gareggiare anche in
pieno inverno. “Il capannone triplica la
resa del campo di atletica. Sono necessari impianti speciali che possano
permettere la continuità dell’allenamento e della specializzazione e consentano
così di non perdere nulla del lungo tempo indispensabile per progredire”. Così
scriveva Oberwerger, che da atleta si era distinto nel lancio del disco,
vincendo anche un bronzo olimpico a Berlino nel 1936, e che ormai dirigente,
intravedeva negli impianti coperti annessi alle tradizionali piste outdoor
perfino un mezzo per elevare gli interessi economici attorno all’atletica. Gli
esempi dell’epoca erano quelli dei capannoni coperti a ridosso degli impianti
FIAT a Torino, per arrivare fino al rettilineo coperto delle Tre Fontane a Roma
(quest’ultimo, utilissimo per decenni in inverno e nelle giornate piovose per
tanti atleti romani, adesso è solo un ricordo).
Da quegli anni, l’atletica indoor
è divenuta un’abitudine invernale, oggi ci sono Campionati Europei e Mondiali
che si rincorrono, meeting internazionali e un discreto numero di campioni che
preferisce una doppia finalizzazione annuale alla classica preparazione per gli
appuntamenti estivi. Anche in Italia la pratica è cresciuta, le gare ci sono,
peccato che gli impianti nel tempo siano rimasti più o meno quelli, anzi, in certi
periodi siano anche diminuiti, come quando venne chiuso il Palazzetto dello
sport di Milano dopo la famosa nevicata del 1985.
Pochi anni fa, nel 2009, fu un
vanto per l’atletica italiana la perfetta organizzazione degli Europei indoor
al Pala Oval di Torino, evento da cui arrivarono medaglie e nuove prospettive
per ossigenare l’attività indoor, risvegliando l’interesse per la realizzazione
di impianti coperti polivalenti, che potessero ospitare anche l’atletica
leggera. Peccato che proprio il bel palazzetto di Torino, nato con le Olimpiadi
invernali del 2006, sia stato poi privato della sua valenza sportiva per essere
destinato ad attività fieristiche e congressuali.
Comunque, proprio da
quell’appuntamento internazionale si è cominciato a pensare di più, catalizzando
l’attenzione anche dei non addetti ai lavori, su come valorizzare l’atletica
indoor, sviluppando soluzioni funzionali e non eccessivamente dispendiose per
ottimizzare strutture esistenti o realizzarne di nuove. Negli ultimi anni il
Banca Marche Palas di Ancona ha conquistato il ruolo incontrastato di
palcoscenico dell’atletica coperta italiana, un movimento che, alla luce delle
nuove piste a disposizione, sembra avviato ad una crescita almeno in termini numerici.
Un segnale confortante, anche se
di problemi sul piatto ne rimangono parecchi, a cominciare dalla distribuzione
degli impianti indoor, prevalentemente concentrati nel Nord Italia, per poi
proseguire con l’assenza di un anello coperto a Roma, che fungerebbe di
appoggio anche alle regioni meridionali, oltre modo penalizzate dalla cronica
mancanza di strutture adatte. Carenze significative, che speriamo possano
essere colmate nei prossimi anni, nonostante i tempi di crisi economica e le
difficoltà di ordine burocratico da superare. Ma per ora non rimane che godersi
una stagione indoor che sta entrando nel vivo, indirizzata verso i Mondiali di
Sopot in Polonia, e con qualche impianto in più da riempire per veder correre i
nostri atleti.
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